Venti anni fa il consumo annuo di mirtilli negli USA era inferiore ai 100 g pro-capite, simile a quello di oggi in Europa, dove si stima che si acquistino mediamente 70 g a testa. Ma oggi ogni statunitense consuma mediamente quasi 1,1 Kg di mirtilli; i fattori che hanno determinato questa enorme crescita sono potenzialmente presenti anche in Europa. Saprà ognuno fare la sua parte per sfruttare questa occasione? I produttori dovranno scegliere varietà redditizie in campagna e irresistibili al consumo, i distributori dovranno gestire promozioni, informazione, catena del freddo e rotazione, i consumatori dovranno essere aperti a nuove occasioni di consumo per un frutto dalle invidiabili proprietà salutistiche.
L’Italia sta scaldando i motori e, forte più che altro delle crescite a due cifre realizzate nelle esportazioni, sta investendo ogni anno in nuove superfici dedicate alla produzioni di mirtillo. Le prossime frontiere di sviluppo, dopo il consolidamento nei mercati britannici, sono nell’Europa continentale (Germania in testa), in Scandinavia e su alcune destinazioni oltremare.
La grande distribuzione italiana non ha ancora capito il potenziale di questo frutto e le vendite sono ancora insignificanti e irregolari: quanto dovrà ancora aspettare il consumatore italiano prima di poter godere a pieno di questo frutto, ideale come snack a scuola e al lavoro, a colazione, nelle macedonie, sulle crostate e come delizioso dessert?
Per conoscere caratteristiche e sviluppi futuri del mercato dei mirtilli bastano 11 domande e 56 risposte?