Ci troviamo a Peveragno, una località piemontese rinomata per la coltivazione di fragole. Ed è qui che 40 anni fa Antonio Nallino ha scommesso sul mirtillo: una decisione coraggiosa che continua a portare frutti anche oggi.
Il territorio è pedemontano (Peveragno si trova a 575 m s.l.m), tra le alpi Marittime e Liguri ed è caratterizzato da coltivazioni di cereali, prati, ortaggi (fagiolo borlotto), fragole e piccoli frutti, boschi di castagno. Il paesaggio è molto variegato perché le superfici aziendali sono ridotte per cui non c’è un prevalere di una coltura: si tratta di una agricoltura famigliare che caratterizza questi luoghi da tanto tempo.
Era il dopoguerra quando Antonio Nallino e Annamaria Tosello iniziano l'attività di coltivatori diretti. La stessa azienda agricola è condotta attualmente dal figlio Andrea, coadiuvato da personale avventizio per la raccolta. L’azienda ha un allevamento di bovini da carne in parte alimentati con prodotti aziendali (mais e fieno) e si estende per 20 ettari coltivati a prato e cereali.
L’introduzione del mirtillo in questa azienda e comunque in zona, nasce quasi come una scommessa che riguarda una specie allora sconosciuta. Nel lontano 1980 il Dr Raffaele Bassi, un agronomo illuminato che operava in zona, propone la coltivazione del mirtillo gigante durante un corso di formazione.
Alcune aziende accettano di iniziare ma con numeri minimi (50-60 piante).
Tra lo stupore generale mio padre si lancia nell’avventura e mette a dimora 500 piante di mirtilli.
Andrea Nallino, titolare dell'azienda agricola fondata dal padre Antonio Nallino
Partendo da quel poco che si conosceva, l’azienda apporta della torba e mette a dimora le piantine che arrivavano da un vivaio canadese. La risposta delle piante è buona e, nonostante alcuni errori legati alla mancanza di informazioni e esperienza, l’azienda due anni dopo mette a dimora altre 400 piante, per una superficie complessiva di 4000 mq.
Le varietà sono quelle che negli anni a seguire saranno le più utilizzate: Bluetta, Bluecrop, Berkeley, Darrow. Grazie alla scalarità delle produzioni, l’azienda è in grado di coprire un periodo di raccolta che va da metà giugno a metà agosto. A partire dal 5° anno, la produzione è rimasta costante (40-50 qli).
Nei primi anni la coltura ha dimostrato una elevata rusticità, non rendendo necessario alcun trattamento.
Negli ultimi anni con l’arrivo della Drosophila suzukii la parte più tardiva del raccolto è in parte compromessa. Infatti il sesto di impianto molto fitto e l’elevato vigore delle piante agevolano molto la presenza di questo fitofago.
La produzione è sempre stata conferita ad una cooperativa che opera sul territorio. Nei primi anni il prodotto era considerato una rarità e finiva in negozi specializzati e pasticcerie; successivamente erano coinvolti i mercati generali e nell’ultimo decennio la GDO.
Le confezioni hanno seguito l’evolversi dei consumi: inizialmente veniva proposto in piccoli cestini da 80 grammi, mantenendo per i primi anni quotazioni ragguardevoli (£ 12-16.000 al kg) per poi passare gradualmente a formati maggiori: 100 g, 250 g, 500 g.
Dopo oltre 40 anni l’impianto gode di ottima salute.
Sicuramente ci sono attualmente altre varietà che garantiscono performance qualitative superiori e la tecnica colturale si è evoluta e affinata, ma la vitalità della pianta dopo tutti questi anni continua ad essere sorprendente.
Per l’azienda la coltura del mirtillo ha rappresentato negli anni una interessante fonte di reddito se paragonata alla limitata superficie e Andrea non può che essere soddisfatto dei frutti che in quarant'anni ha dato la decisione di suo padre Antonio, uno dei coraggiosi pionieri della coltura del mirtillo in Piemonte.