Il dossier “Stop pesticidi 2021”, realizzato da Legambiente in collaborazione con Alce Nero, come ogni anno, fotografa la situazione in Italia in merito all’utilizzo di pesticidi in ambito agricolo.
Secondo Legambiente “nella Penisola, l’impiego di sostanze chimiche di sintesi, utilizzate per proteggersi da piante infestanti, insetti, funghi e dal possibile sviluppo di malattie biotiche, è ancora estremamente diffuso, nonostante sia possibile ricorrere a tecniche di intervento o prevenzione alternative, tra cui l’applicazione di corrette pratiche di gestione agronomica, l’utilizzo di organismi competitori e di fitofarmaci di origine naturale.”
A destare preoccupazione non sono solo i campioni irregolari, che risultano in percentuale minima, quanto piuttosto i campioni che contengono uno o più residui di pesticidi (35,32%), contando circa 97 sostanze attive differenti, seppur nei limiti di legge.
Legambiente, “Stop pesticidi 2021”
Nel 2019, l’Europa ha registrato una riduzione del 6% dei volumi di sostanze attive vendute rispetto al 2018 (333.418 tonnellate nel 2019), raggiungendo il minimo storico dall’avvio del sistema di monitoraggio Eurostat attualmente in uso. Gli Stati membri che più incidono sono Germania, Spagna, Francia e Italia. Proprio l’Italia ha ridotto le vendite, dal 2011 al 2019, di più del 30%.
Per quanto riguarda l'ortofrutta, gli alimenti che presentano una maggior presenza di fitofarmaci sono l’uva da tavola (86%), le pere (82%), le fragole (72%) e le pesche (67%). Questi sono anche i prodotti a maggior contenuto di multiresiduo, che rappresentano rispettivamente il 64%, 71%, 55% e 54% dei campioni analizzati. Le maggiori irregolarità sono descritte da campioni di agrumi (3,5%), piccoli frutti (4,4%) e frutta esotica (3,1%).
PICCOLI FRUTTI
Nell'analisi di Legambiente i piccoli frutti vengono definiti come “ciliegie, bacche e frutti di bosco”. Non sono incluse le fragole che sono analizzate separatamente.
Non vengono forniti ulteriori dettagli riguardo ai campioni analizzati, in particolare la specie (mirtilli, lamponi, ciliegie…) e la provenienza (nazionale o di importazione). Per quanto riguarda i piccoli frutti questi sono fattori che influiscono in modo rilevante sui risultati ed è difficile trarre delle conclusioni sulla base di informazioni così aggregate e disomogenee.
Ecco i risultati:
PICCOLI FRUTTI CONVENZIONALI | n. | % |
Campioni analizzati | 45 | 100% |
Campioni irregolari | 2 | 4% |
Campioni regolari senza residui | 3 | 7% |
Campioni regolari con un solo residuo | 11 | 24% |
Campioni regolari con più di un residuo | 29 | 64% |
PICCOLI FRUTTI BIOLOGICI | n. | % |
Campioni analizzati | 1 | 100% |
Campioni irregolari | 0 | 0% |
Campioni regolari senza residui | 1 | 100% |
Campioni regolari con un solo residuo | 0 | 0% |
Campioni regolari con più di un residuo | 0 | 0% |
Fragole
Dei 78 campioni di fragole raccolti, circa il 72% presentava almeno un residuo contando circa 24 specie di fitofarmaci differenti dove ciprodinil e fludioxonil sono i più abbondanti 14%. Anche in questo caso il multiresiduo presenta una percentuale nettamente maggiore rispetto al monoresiduo, rappresentando più della metà della totalità dei campioni analizzati (55,1% vs 16,7%), relegando al 27% i campioni privi di residui. Anche a livello europeo osserviamo una contaminazione significativa, individuando un incremento di irregolarità dal 2016 al 2019 (1,8% vs 3,3%) e presentando una quantità di fitofarmaci (per 28 tipologie) superiore al limite di tossicità acuta in 170 campioni (0,9%).
FRAGOLE CONVENZIONALI | n. | % |
Campioni analizzati | 78 | 100% |
Campioni irregolari | 1 | 1,3% |
Campioni regolari senza residui | 21 | 27% |
Campioni regolari con un solo residuo | 13 | 17% |
Campioni regolari con più di un residuo | 43 | 55% |
Secondo Legambiente “per valutare l’impronta ecologica della produzione di fragole sono stati condotti diversi studi attraverso l’analisi del ciclo di vita (LCA) che analizza gli impatti ambientali lungo l’intera filiera, dalla produzione degli alimenti in campo fino alla gestione dei rifiuti prodotti. In particolare, in ambito agricolo non vanno sottovalutati i contributi dati dal comparto macchine, dall’uso di strutture e attrezzature idonee e dalla metodologia di produzione, che sia convenzionale, integrata o biologica. Lo studio degli impatti della coltivazione di fragole nella regione di Huelva, Spagna, area di origine del 97% della produzione di fragole spagnola, ha individuato come le fasi di fertilizzazione e di impiego dei fitofarmaci siano quelle che incidono di più sul contributo ai cambiamenti climatici, alla riduzione dello strato di ozono, alla formazione di ozono troposferico, all’acidificazione, all’eutrofizzazione e all’ecotossicità delle acque continentali. Risultati positivi, invece, sono stati ottenuti ripercorrendo la filiera di fragole biologiche, che ha determinato il minor impatto ambientale per ettaro.”
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