03 ott 2024

Promuovere il consumo di mirtilli con un’associazione, s’ha da fare!

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È incontenibile Carlo Lingua, amministratore delegato di RK Growers e presidente di BerryWay quando lo raggiungiamo per un’intervista a tutto tondo che fotografi l’attuale momento del settore mirtillo: “L’associazione per promuovere il consumo dei mirtilli servirebbe. È un peccato che si sia abbandonato il progetto”, è fra le prime cose che ci dice. 

Poi aggiunge: “Veniamo da due anni difficili in generale nei piccoli frutti, i costi sono cresciuti ed è necessario che la mentalità diffusa per la quale la frutta deve costare poco sia abbandonata. Noi stiamo puntando sulla qualità, su un prodotto premium e la qualità va pagata”.

Carlo Lingua parla a ruota libera dal suo ufficio di Saluzzo (Cn), il centro della produzione italiana di mirtilli, dove hanno sede sia BerryWay che RK Growers e trova il tempo, fra un ragionamento e l’altro, di organizzare contemporaneamente un collegamento video dall’altra parte del Mediterraneo per fare gli auguri a un partner.

L’associazione cui Lingua si riferisce è quella che si era abbozzata 5 anni fa durante il Mirtillo Business Day, primo evento B to B del settore, a Bologna. “Promuovere il consumo dei mirtilli con un’associazione che aggreghi i principali operatori del settore sarebbe stato utile e lo sarebbe ancora. Bisognerebbe tornare a parlarne, c’è in quasi tutti i Paesi. 

Il punto è che qui, in Italia, e in particolare nel settore agricolo, i campanilismi eccessivi impediscono spesso l’aggregazione”, ci ha detto, togliendosi il primo di diversi sassolini dalle scarpe.

Due anni difficili per i produttori di piccoli frutti

Il progetto BerryWay che vede come partner Ortofruit Italia, Surexport, BerryWorld e RK Growers nel frattempo è cresciuto. Il fatturato sfiora i 15 milioni di euro e ha come obiettivo, relativamente ai mirtilli, di portare al consumatore lo stesso mirtillo di qualità per 52 settimane l’anno. 

“Oggi produciamo da maggio fino a metà settembre circa al Nord, con varietà ad alto fabbisogno di freddo. Da gennaio/febbraio si inizia al sud e vogliamo sviluppare le produzioni anche nel centro Italia. Ad oggi da ottobre in avanti il prodotto arriva principalmente dal Perù. D’altra parte in Italia le produzioni non possono aumentare più di tanto. I costi – ci spiega durante la telefonata Carlo Lingua - sono aumentati e per i produttori è un problema."

"Se si produce in perdita, si chiude. Investire in impianti per la produzione di mirtillo è molto costoso: le reti per proteggere costano e ci sono stati aumenti, c’è un problema di siccità in alcune zone, la manodopera scarseggia e quella che c’è non è formata, quindi raccoglie meno kg all’ora. I costi sono saliti del 40%, per quanto riguarda la manodopera. I prodotti fitosanitari per la difesa dei mirtilli sono sempre di meno. I trattamenti autorizzati sono meno efficaci e questo si traduce in un aumento di costi e perdite sul valore del prodotto”.

“C’è mirtillo e mirtillo. Ci vuole qualità”

Quello di Carlo Lingua non vuole però essere un cahiers des doléances. Lingua, con l’impeto di chi ci crede, vede per il mirtillo e per gli operatori del settore un futuro che può essere roseo e infatti, RK Growers e BerryWay stanno investendo: “Abbiamo un grande vantaggio, i consumi a livello mondiale continuano a crescere."

"Crescono negli Stati Uniti, crescono in Italia e crescono in Cina. I cinesi sono più di un miliardo e 400 milioni e se loro cominciano a consumare mirtilli, capiamo bene cosa significhi. Anche in Italia sono convinto ci sia ancora tantissimo spazio di crescita, pensiamo solo alle varie possibilità di utilizzo del mirtillo nel consumo. Il consumatore però vuole mirtillo croccante, saporito e grande. La frutta deve essere buona perché non la condiamo, come l’insalata. C’è mirtillo e mirtillo”.

A proposito di mirtillo premium, RKG è licenziataria delle varietà Sekoya®, con calibro grande, resistenza alle manipolazioni e al trasporto, gusto saporito e croccante: “Ci stiamo avvicinando ai 50 ha in Italia – ha continuato Carlo Lingua – Siamo soddisfatti e siamo convinti che con Sekoya® si stia aprendo un nuovo capitolo."

"Al nord ci sono ancora accorgimenti tecnici da perfezionare, ma funziona. Al sud per ora siamo in fase di test e prove mentre vogliamo poi sviluppare anche il centro Italia”. 

Berryway inoltre ha l’esclusiva in Italia per la produzione delle varietà di mirtillo Berryworld come Eureka, Eureka Sunrise, Masena e di lamponi come Diamond Jubilee e di diverse varietà di fragole che stanno avendo successo sul mercato italiano.

Lo sguardo di BerryWay ed RK Growers per Sekoya® è rivolto però anche alle produzioni fuori dai confini nazionali: “Abbiamo già piantato in Polonia, Serbia e Bulgaria e prevediamo di piantare in Perù. Attraverso il Perù infatti possiamo raggiungere la Cina. Qui in Italia – ha detto Lingua, senza nascondere una punta di stizza – siamo specialisti nel non avere protocolli per la Cina”. 

Guardando sempre oltre Atlantico: “Il progetto prevede di andare a produrre anche in MessicoCile, Perù e Stati Uniti. Ci stiamo lavorando, sono molti milioni di dollari di investimenti. Poi, che il prodotto venga in Europa o vada in altre parti del mondo, questo si vedrà. Il consumatore deve riconoscere il marchio”.

Mirtillo di qualità, il peso del post raccolta

La qualità, come si sa, parte dal campo e questo non solo per la coltivazione dei mirtilli. Tutto ciò che succede dal momento dello stacco però fino al consumo a casa, ha il suo peso: “Le nuove varietà danno ottimi risultati in conservazione. Ci sono varietà che, abbiamo visto, facendo test, possono anche superare i 60 giorni mantenendo le loro caratteristiche ma ci vogliono tecnologie, ottima logistica, gestione delle temperature."

"Partendo da un prodotto ottimo in campo, tutto deve funzionare alla perfezione. Si può arrivare anche a 100 giorni, con tecniche particolari, ma vanno considerati tutti i fattori”, ci ha spiegato ancora Carlo Lingua.

La GDO faccia la sua parte

Per spingere i consumi di mirtillo e puntare sulla qualità, anche la GDO, secondo Carlo Lingua, ha un ruolo da giocare: “Dovrebbe vendere solo mirtilli buoni. Se guardiamo alla Spagna, alcune varietà di mirtillo sono state bandite da alcune catene, dopo che erano stati fatti panel test con i consumatori. I consumi sono aumentati in modo rilevante."

"Si dovrebbe avere il coraggio di farlo anche in Italia. Naturalmente, tornando ai prezzi, la qualità va pagata. Sono convinto che i prezzi cresceranno e fra i nostri obiettivi, per i prossimi 5 anni, c’è anche quello di riuscire a garantire ai produttori un prezzo giusto, che permetta loro di stare in piedi e di essere remunerati per il loro lavoro”.

Barbara Righini


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