Il consumo di mirtilli sta evolvendo rapidamente anche in Italia e la crescita dei consumi ne è un chiaro indicatore.
Il comportamento del consumatore indica un interesse crescente nei confronti di questo prodotto: le dinamiche del processo di acquisto descrivono compratori sempre più attenti al mirtillo, che cresce nelle preferenze e si fa spazio nel paniere frutta delle famiglie italiane.
Tuttavia i mirtilli sono un prodotto relativamente nuovo per il consumatore italiano e la sua introduzione nelle abitudini di acquisto ha seguito modelli diversi a seconda delle condizioni socio-demografiche.
Secondo i dati Italian Berry - Gfk aggiornati al giugno 2024, la distribuzione geografica, la classe socio-economica, la numerosità dei nuclei familiari, l'età del responsabile d'acquisto e il contesto urbano determinano in modo rilevante i comportamenti d'acquisto dei mirtilli in Italia. Le maggiori differenze si registrano al variare dell'area geografica e della classe socio-economica, ma anche gli altri fattori un ruolo rilevante.
Il Nord-Ovest stacca tutti
Le aree geografiche sono il fattore che influenzano maggiormente la distribuzione dei consumi di mirtilli in Italia.
Il Nord-Ovest ha risultati ampiamenti superiori alla media nazionale sia per penetrazione (numero di famiglie acquirenti rispetto al totale delle famiglie) che per quantità (kg per nucleo familiare per anno).
La penetrazione in quest'area è infatti superiore del 54% alla media nazionale e supera quindi al 40%. Questo dato pone il Nord-Ovest molto vicino ai livelli di penetrazione più elevati a livello globale, dove ad esempio Regno Unito e Stati Uniti superano il 50%.
Risultano invece molto bassi i livelli di penetrazione nel Centro e Sardegna (penetrazione 23% contro il 28% nazionale) e nel Sud e Sicilia (14% contro il 28% nazionale).
La collocazione geografica determina un forte divario anche per quanto riguarda i consumi per nucleo famigliare.
Mentre il consumo nazionale medio è di 1,58 kg per nucleo familiare, il Nord-Ovest raggiunge quasi i 2 kg (1,93 kg) mentre l'area Sud e Sicilia è ampliamente sotto al chilogrammo annuale per famiglia (0,88 kg). In altri termini, le famiglie del Nord-Ovest consumano in un anno più del doppio dei mirtilli consumati dalle famiglie del Sud e Sicilia.
Il Nord-Est ha una penetrazione (32%) superiore alla media nazionale mentre i consumi in quantità si scostano di poco da quelli medi italiani (-2%).
La classe socio-economica influenza la penetrazione
La classe socio-economica è un fattore importante nella penetrazione dei mirtilli nelle famiglie italiane, mentre gioca un ruolo più marginale nelle quantità acquistate per nucleo familiare.
La penetrazione del consumo si riferisce alla percentuale di famiglie che acquistano mirtilli. Un'alta penetrazione indica che i mirtilli sono ampiamente accettati e consumati, mentre una bassa penetrazione può suggerire barriere economiche, culturali o di consapevolezza.
Fattori socio-economici specifici
Famiglie appartenenti a classi socio-economiche più elevate potrebbero essere più propense a consumare mirtilli per vari motivi:
- Disponibilità economica: I mirtilli possono essere relativamente costosi rispetto ad altri frutti, quindi le famiglie con un reddito più elevato sono più in grado di permetterseli.
- Consapevolezza nutrizionale: Le persone con un livello di istruzione più alto sono spesso più informate sui benefici per la salute associati al consumo di mirtilli, come le proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie.
- Stili di vita sani: Le famiglie con un livello socio-economico più alto possono essere più inclini a seguire diete equilibrate e a includere mirtilli nella loro alimentazione quotidiana.
Barriere per le classi socio-economiche basse
D'altro canto, le famiglie con redditi più bassi possono incontrare diverse barriere:
- Costo: Il prezzo elevato dei mirtilli può renderli meno accessibili.
- Consapevolezza limitata: Una minore esposizione alle informazioni sui benefici dei mirtilli può ridurre la propensione all'acquisto.
- Priorità di spesa: Le famiglie con budget limitati potrebbero dare priorità ad alimenti più economici e basici.
Famiglie grandi, consumi piccoli
Secondo Istat (2023) "le famiglie in Italia, stabili rispetto allo scorso biennio, sono 25 milioni e 700 mila e sono formate da 2,3 componenti in media". Le famiglie di persone sole, in costante aumento, sono un terzo del totale (33,3 per cento); le coppie con figli, un tempo la tipologia familiare più numerosa, sono il 33,0 per cento."
Sud e Isole sono le ripartizioni con la più alta incidenza di famiglie numerose (rispettivamente, il 7,3 e il 5,2 per cento). La concentrazione di famiglie unipersonali è, invece, massima nelle regioni del Nord, in particolare nel Nord-ovest (36,0 per cento), e del Centro (35,2 per cento).
La gran parte delle famiglie, il 62,8 per cento, è composta da un solo nucleo familiare; si tratta soprattutto di coppie con figli, il 33,0 per cento del totale delle famiglie, mentre una famiglia su dieci è formata da un nucleo monogenitore, prevalentemente di madri sole (8,2 per cento).
Per il consumatore italiano di mirtilli la numerosità del nucleo familiare non influenza significativamente la penetrazione, mentre ha un effetto negativo sui consumi: più è numerosa la famiglia e più sono bassi i consumi annuali.
Quali possono essere i motivi di questa correlazione inversa?
- Budget alimentare: Le famiglie più numerose devono gestire un budget alimentare più ampio. Di conseguenza, possono dover ridurre la quantità di mirtilli acquistata per destinare risorse ad altri alimenti di base necessari per tutti i membri.
- Costo dei mirtilli: Considerando che i mirtilli possono essere relativamente costosi, le famiglie più grandi potrebbero acquistare quantità minori per contenere le spese.
- Distribuzione del consumo: In famiglie più numerose, la quantità di mirtilli consumata per persona potrebbe essere inferiore rispetto a quella delle famiglie più piccole, dove ogni membro può consumare una quota maggiore del totale acquistato.
Quindi una famiglia di 1-2 persone potrebbe permettersi di consumare mirtilli più frequentemente e in quantità maggiori, essendo il costo distribuito tra meno persone. D'altro canto una famiglia più numerosa, nonostante possa acquistare mirtilli, potrebbe farlo in quantità minori o meno frequentemente, per equilibrare il budget alimentare complessivo.
Il mirtillo in Italia non è un frutto da giovani
Il mirtillo in Italia è conosciuto in modo trasversale per fasce d'età e le differenze di penetrazione (percentuale di acquirenti sul totale) non variano in modo significativo al variare dell'età del responsabile di acquisto.
Invece l'età ha un'influenza diretta sulle quantità acquistate per nucleo famigliare.
All'aumentare dell'età del responsabile d'acquisto, cresce infatti anche il consumo annuale.
Mediamente le famiglie acquirenti italiane comprano 1,58 kg di mirtilli l'anno. Se si analizza la distribuzione per età, la forbice va da 1,26 kg per le fasce inferiori ai 44 anni fino ai quasi 2 kg per gli over 65. Gli acquirenti tra 55 e 64 hanno acquisti simili alla media complessiva italiana.
Mirtilli preferiti nelle aree metropolitane
La penetrazione e il consumo di mirtilli in Italia è influenzata in modo rilevante dal contesto urbano di residenza. Le aree metropolitane e le relative periferie registrano infatti dei picchi sia nella penetrazione (superiore del 22% alla media nazionale) che negli acquisti a volume (+11%).
I centri abitati di dimensioni inferiori registrano invece risultati inferiori alle media italiana sia per penetrazione (con un gap tra il 7% e il 9% rispetto al dato nazionale) che per quantità acquistate.
L'ambiente urbano di grandi dimensioni favorisce un maggiore interesse e consumo di mirtilli probabilmente a causa di una maggiore disponibilità di prodotto, una maggiore consapevolezza dei benefici per la salute, e una propensione maggiore all'acquisto di frutti freschi rispetto ai contesti urbani di minori dimensioni.
La rilevazione del panet GfK avviene tramite metodologia HomeScan, con l’utilizzo di uno strumento che consente la lettura ottica dei codici EAN nonché l’integrazione della rilevazione con altre informazioni fondamentali (Canale, Insegna, Informazioni da scontrino, domande specifiche al responsabile di acquisto). La rilevazione avviene in maniera continuativa e permette quindi di studiare nel tempo l’evoluzione dei comportamenti d’acquisto fornendo un quadro completo di interpretazione del comportamento delle famiglie Italiane.