Gli ultimi 12 mesi (luglio 2021 – giugno 2022) hanno visto un drammatico crollo dei consumi di more delle famiglie italiane: secondo i dati GfK – Italian Berry, la quantità è infatti calata del 21,9% e il valore totale del mercato è diminuito del 22,0%.
Le dimensioni dalla crisi
Nel periodo in esame il consumo di more è infatti passato da 698 tonnellate a 545 tonnellate, con una perdita di 153 tonnellate (-21,9%). In un contesto di prezzi sostanzialmente stabili (da 13,81 €/Kg a 13,80 €/Kg), il calo dei consumi si è tutto riflesso in un calo della spesa, che è passata da 9,634 milioni di € a 7,515 milioni di €, con un calo stimato di oltre 2,1 milioni di € negli ultimi 12 mesi.
Due indicatori positivi
Il comportamento delle famiglie acquirenti evidenzia due indicatori positivi: la frequenza d'acquisto e la quantità annuale acquistata per famiglia.
La frequenza d'acquisto è aumentata negli ultimi 12 mesi da 2,0 a 2,2 (+8,9%), evidenziando che il numero di atti di acquisto di more è aumentato nel corso dell'anno.
La quantità acquistata per famiglia nel corso del periodo analizzato è cresciuta da 0,37 Kg a 0,40 Kg, con un aumento del 7,1%.
Penetrazione, sparito mezzo milione di famiglie
Questi indicatori tuttavia non sono bastati a bilanciare il drastico calo della penetrazione, passata da 7,2% a 5,3% in 12 mesi: questo significa che mentre fino a un anno fa comprava more una famiglia su 14, negli ultimi dodici mesi si è passati a una famiglia su 19. In termini assoluti significa una perdita netta di oltre mezzo milione di famiglie, equivalente a due volte la popolazione di una città come Verona.
Non è una crisi globale
Il quadro complessivo vede quindi una crisi che dura da tempo in Italia. Le cause devono essere indagate perché si tratta di un andamento che ad esempio va in controtendenza a quanto evidenziato in Francia secondo i dati di un panel test condotto da BerryWorld. Nel Regno Unito poi si parla di un vero e proprio boom, con consumi che sono 8 volte superiori all'Italia e con una spesa di £ 51 milioni nel periodo 2020-21. Come ci sono riusciti? Nuove varietà, corretta gestione della stagionalità e attenzione alla qualità. È questa una ricetta per rianimare un prodotto che in Italia sta perdendo colpi anno dopo anno?
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