11 feb 2020

Mirtillo superstar anche per i produttori italiani?

361

In un mercato globale che vede il consumo di mirtilli in forte crescita e l'ascesa impetuosa di nuovi concorrenti, questo articolo esplora i motivi del boom e le prospettive per i produttori italiani.

Per quali motivi il mirtillo e' attualmente di moda?

Negli ultimi 15 anni la produzione di mirtillo è quasi triplicata a livello globale e si stima che nel 2020 la produzione sarà di 2 milioni di tonnellate, il doppio della produzione di mele in Alto Adige. Su alcuni mercati come Stati Uniti e Regno Unito la promozione ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo dei consumi, che in questi paesi sono ormai oltre a 1 Kg pro-capite annuo. La promozione ha sviluppato le potenzialità di questo frutto, che si è presto rivelato molto interessante sia per produzione e commercio che per i consumatori.

I consumatori apprezzano molto le qualità salutistiche comprovate da molti studi scientifici, la flessibilità delle condizioni di uso (sia fresco che preparato può essere consumato in tanti modi) che le occasioni d’uso (come snack tra i pasti, come frutto da passeggiata, come componente di un pasto sano). Il mirtillo poi ha un suo fascino particolare per il consumatore: è l’unico frutto blu, un colore molto moderno (è stato nominato colore dell’anno 2020) e affascinante per il settore food, ha una forma a perla che evoca eleganza e lusso, è facile e pulito da consumare.

Per il trade il mirtillo è apprezzato per le ottime caratteristiche di conservabilità (fino a 6-8 settimane nelle giuste condizioni) e per la sua disponibilità per 12 mesi l’anno; in tutto il mondo gli operatori professionali dei mirtilli e dei piccoli frutti si sono associati coordinando produzione, commercializzazione e promozione in modo molto efficace.

Tutti questi trend sono quotidianamente descritti nel blog Italian Berry (www.italianberry.it) nato proprio per accendere i riflettori su questa categoria che in Italia sta sviluppandosi rapidamente.

 

Quali sono gli ultimi dati e numeri sulla coltivazione del mirtillo in Italia? 

In Italia il mirtillo gigante americano o coltivato (Vaccinium corymbosum) è coltivato su circa 1200 ettari, di cui la metà in Piemonte, il resto principalmente tra Veneto e Trentino. Le regioni del Centro e Sud Italia (principalmente Sicilia, Lazio, Puglia e Campania), che coprono la parte precoce della stagione tra marzo e maggio, sono ancora in fase iniziale.

Chi sono i consumatori di questi frutti? Da dove provengono?

Il mirtillo passerà rapidamente anche in Italia da frutto di nicchia a prodotto di massa. Nel Regno Unito ha già una penetrazione notevole con il 50% delle famiglie che lo acquistano regolarmente, cioè almeno una volta a settimana e fa parte di una categoria (i berries, che includono fragole e piccoli frutti) che è diventato il principale segmento del reparto ortofrutta. Spesso il consumo di mirtilli non cannibalizza quello di altri frutti, intercettando quindi un segmento nuovo di consumatori, che normalmente hanno profili di spesa abbastanza elevati. A livello mondiale i principali consumatori sono negli Stati Uniti (1150g procapite nel 2017, cresciuti del 12% l’anno negli ultimi 10 anni) e in Regno Unito (1392g nel 2018, con prospettive di ulteriore crescita futura). In Europa il consumo procapite è di 180g (2017), quindi con ampi margini di crescita.

 

Quali sono le possibilità di sviluppo del mercato? E le prospettive per produttori italiani?

I consumi di mirtilli a livello europeo e globale continueranno a crescere nei prossimi anni. Per quanto riguarda specificatamente l’Italia ci sono due aspetti da considerare: il settore saprà fare crescere il mercato sfruttando a pieno le potenzialità che sono già emerse in altri paesi? La produzione italiana avrà le caratteristiche per giocare un ruolo nei mercato?

Il mercato italiano è destinato a crescere quasi fisiologicamente, ma solo con un’azione consapevole e attiva degli operatori sarà possibile sfruttarne a pieno il potenziale. Occorre rimuovere i principali ostacoli allo sviluppo: disponibilità e calendari troppo concentrati in poche settimane per la produzione italiana, e nella Grande Distribuzione italiana scarsa quantità nei punti vendita, prezzi e margini eccessivi, segmentazione inesistente, formati di packaging sbagliati.

La produzione italiana sarà sempre più assediata da concorrenti che la precedono nel calendario (Marocco, Spagna, Portogallo), che si sovrappongono (Romania, Serbia) e che la seguono (Polonia, Ucraina). Questo assottiglierà le opportunità di esportazione e creerà sfide notevoli anche per la presenza sullo stesso mercato italiano. Solo creando nei supermercati italiani una domanda forte di prodotto locale o italiano le produzioni italiane potranno avere una sostenibilità economica a fronte di concorrenti molto più competitivi nei costi e nei prezzi.

 

Foto di Karolina Grabowska da Pixabay

Potrebbe interessarti anche