Il settore dei piccoli frutti nel Regno Unito sta vivendo una fase complessa: i costi di produzione sono saliti del 40% in quattro anni, mentre i ricavi sono aumentati solo del 20%. Un divario che mette sotto pressione le aziende agricole.
A fotografare la situazione è il nuovo report di John Gray, amministratore delegato di Angus Soft Fruits, pubblicato nell’ambito della borsa di studio Nuffield Farming. Il lavoro, sostenuto dalla Royal Highland and Agricultural Society of Scotland e dalla Worshipful Company of Fruiterers, esplora strategie concrete per aumentare la quota di valore per i produttori ortofrutticoli.
Tre aree chiave: genetica, sistemi produttivi, export
Durante il suo percorso di studio, Gray ha visitato sei Paesi – tra cui Paesi Bassi, Giappone e Australia – per confrontarsi con breeder, produttori e marketer.
Nel report, sottolinea il potenziale delle tecniche genetiche di nuova generazione, come l’editing genico e la selezione assistita da marcatori, che promettono varietà più produttive e resistenti.
Sul fronte produttivo, Gray evidenzia il modello olandese delle serre intensive: più costoso all’avvio, ma capace di garantire rese elevate e prolungare la stagione dei frutti. Un'opzione interessante anche per il Regno Unito, soprattutto se supportata da fonti energetiche a basso costo.
Infine, il report indica una grande opportunità nei mercati in espansione del Medio Oriente e del Sud-est asiatico, dove la domanda di frutti importati è in crescita e i consumatori sono disposti a pagare prezzi elevati.
Investire nelle persone per innovare
Oltre alla tecnologia e all’export, Gray invita a puntare sul capitale umano: formare e valorizzare professionisti a tutti i livelli è essenziale per costruire aziende resilienti e innovative.
Il report Nuffield di John Gray propone una visione chiara: più genetica, più dati, più export. Per rilanciare il settore serve un approccio integrato che metta al centro innovazione, collaborazione e persone.
Fonte testo e immagine: fruitnet.com
