Il mondo dell’ortofrutta è in fermento, e i piccoli frutti ne sono la prova più evidente. Alla Berry Area di Macfrut 2025, Emanuela Soressi, giornalista per il Sole 24 ore e Sale&Pepe, e Laura Maragliano, direttore editoriale di Sale&Pepe, hanno approfondito il fenomeno in un dialogo che ha toccato consumi, percezioni, canali distributivi e opportunità di mercato.
Dalle fragole ai mirtilli: come cambia la categoria
Parlando di ortofrutta, è fondamentale distinguere tra frutta tradizionale e piccoli frutti, un segmento che negli ultimi anni ha registrato una crescita impressionante. Fino a poco tempo fa il consumatore conosceva quasi esclusivamente le fragole, un frutto che continua a essere considerate un prodotto familiare, si porta a casa come mele o pere, magari per fare una macedonia o per festeggiare la Festa della Mamma.
I piccoli frutti, invece, hanno assunto un ruolo più versatile: si aggiungono alla merenda, si usano come topping per lo yogurt o si scelgono come decorazione per i dolci.
Qualità e durata al centro delle scelte d’acquisto
Come ha spiegato Laura Maragliano, i criteri di acquisto sono sempre più guidati da qualità e durabilità. Le fragole hanno una buona tenuta, ma i lamponi – essendo più delicati – vengono comprati in quantità minori. Il mirtillo, grazie alla sua maggiore resistenza, è percepito come un’opzione più pratica e longeva.
Nonostante la destagionalizzazione, resta però un interrogativo diffuso: “Le fragole comprate a febbraio sapranno davvero di qualcosa?”, si chiede il consumatore, che spesso si orienta verso le fragole della Basilicata, molto apprezzate, mentre valuta con attenzione quelle d’importazione, come le spagnole, più economiche.
Piccoli frutti, grandi valori: perché piacciono così tanto
I piccoli frutti si muovono su un terreno differente rispetto alla frutta tradizionale. Il loro successo si deve a fattori emozionali e pratici: sono facili da mangiare, non richiedono pulizia né preparazione, e risultano particolarmente comodi per i giovani. Manuela Soressi li ha definiti efficacemente come "gli unici zero-sbatti della categoria ortofrutta: non li devi sbucciare, pulire, tagliare, sono pronti per essere colti".
Manuela Soressi li ha definiti letteralmente "un altro mondo: nessun altro frutto strizza l'occhio al nostro essere un po' tutti kid-adult" cioè bisognosi di gratificazioni come quando eravamo bambini. "I piccoli frutti stimolano un consumo picking come i pop-corn e le caramelle, che tra l'altro stanno vivendo una seconda giovinezza grazie alla vendita alla rinfusa nei sacchetti dove il consumatore sceglie e compone il suo acquisto."
Ma non è solo questione di praticità: sono belli da vedere, colorati, fotogenici e perfetti per essere immortalati su Instagram.
Hanno anche una forte reputazione salutistica grazie agli antiossidanti, una caratteristica che li ha fatti entrare perfino nel mondo della cosmesi, sull’onda lunga dell’uva rossa e degli effetti anti-age.
Nuovi consumi e nuove occasioni
Inoltre, attraggono facilmente categorie di consumatori tradizionalmente lontane dalla frutta, come i bambini.
La loro capacità di diventare snack, ma anche ingredienti per ricette salate – dai lamponi abbinati al pesce ai mirtilli nello yogurt – amplia le occasioni di consumo.
Secondo Laura Maragliano "la praticità della vaschetta rende i piccoli frutti particolarmente comodi per essere portati in ufficio o al parco, quasi come se la loro destinazione naturale fosse il fuori-casa".
Dove si comprano? Dal discount al premium
Oggi i piccoli frutti si trovano ovunque: nei supermercati, nei negozi gourmet, ma anche nei discount, dove stanno registrando ottime performance. Come ha osservato Manuela Soressi, secondo i sondaggi gli italiani non fanno una netta distinzione tra discount e catene tradizionali e tendono a classificarli insieme nella categoria delle grandi superfici.
Nei discount, i piccoli frutti si presentano come prodotti di qualità, spesso a prezzi competitivi, e con formati pratici.
Mentre generalmente il posizionamento nel banco frigo contribuisce ad aumentare la percezione di valore, nei discount dove spesso i piccoli frutti sono esposti negli scaffali a temperatura ambiente, il valore viene comunicato tramite le quantità esposte, i prezzi attraenti e quindi l'elevata rotazione.
Catene come BancoFresco hanno dedicato ampio spazio ai piccoli frutti, vendendoli sia sfusi sia confezionati, persino in cassette.
La vendita diretta
Secondo Soressi "la vendita diretta rimane un canale interessante per i produttori, nonostante i limiti del territorio e delle quantità. I produttori che puntano su localismo e km zero come complemento della spesa alimentare trovano spesso una dimensione sostenibile per il loro sviluppo."
Insegne come Poli intercettano questo trend disegnando il punto vendita come luogo in cui anche i produttori locali possono trovare spazio nella GDO.
La forza dell’immaginario e delle tendenze
Quando un brand come Kinder introduce il mirtillo nella sua “Fetta al Latte”, è evidente che il prodotto è diventato un simbolo del momento. All’estero, Starbucks in Francia ha lanciato lamponi ricoperti di cioccolato bianco come snack pomeridiano, segno che i piccoli frutti stanno entrando nell’immaginario globale come icona di benessere e indulgenza.
Stagionalità e comunicazione: le sfide per il futuro
Durante l’incontro, è emerso chiaramente un punto: c’è un blackout informativo importante sul tema della stagionalità. I consumatori oggi non associano più il mirtillo a un momento preciso dell’anno, mentre sulle fragole persistono dubbi legati al sapore e alla coltivazione fuori stagione, come quella in serra. Spesso, la comunicazione si basa ancora su calendari stagionali degli anni ’60, che non tengono conto dell’evoluzione del mercato, delle tecniche agricole e di breeding, della disponibilità globale attuale.
Secondo Manuela Soressi "è fondamentale raccontare cosa c’è dietro un frutto: il pensiero, la cura, il territorio, il lavoro degli agricoltori. Quando questo racconto viene fatto in modo efficace, si osservano risultati tangibili, perché il consumatore è interessato e desideroso di capire cosa sta acquistando e consumando. Un’informazione più trasparente e aggiornata potrebbe aiutare non solo a orientare le scelte, ma anche a rafforzare la relazione tra consumatore e prodotto."
i piccoli frutti rappresentano quindi molto più di una semplice tendenza alimentare: sono il simbolo di un cambiamento profondo nei consumi, nei desideri e nelle abitudini quotidiane. Alla Berry Area di Macfrut 2025 è emerso chiaramente che il loro successo è frutto di una combinazione unica di estetica, praticità, valore nutrizionale ed emozione.
Per continuare a crescere, questo segmento dovrà saper raccontare meglio sé stesso: spiegare la stagionalità, valorizzare il lavoro dei produttori, innovare nella distribuzione e nella comunicazione. Solo così i piccoli frutti potranno consolidarsi come protagonisti permanenti dell’immaginario alimentare contemporaneo, capaci di parlare non solo alla gola, ma anche alla testa e al cuore dei consumatori.
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