I mirtilli sono ormai ovunque e, secondo le proiezioni contenute nel Blueberry Update report di Rabobank, questa tendenza non è destinata a rallentare nel breve periodo.
Con mirtilli coltivati in ogni angolo del mondo e un’offerta in costante aumento, il report evidenzia come la crescita produttiva risponda a una domanda globale in espansione, destinata a rimanere sostenuta.
I consumatori di Nord America e Unione Europea guidano questo appetito apparentemente inesauribile per il frutto.
La società di ricerche di mercato segnala che negli Stati Uniti il consumo medio annuo ha raggiunto quasi tre libbre (circa 1,36 kg) di mirtilli pro capite, un dato destinato a crescere ulteriormente grazie alla stabilità della produzione domestica e a una solida disponibilità di importazioni contro-stagionali.
Produzione e consumi in Nord America
La categoria non ha registrato una diminuzione dei prezzi nonostante l’aumento dei consumi, un’eccezione rara nel comparto frutticolo.
Storicamente, Oregon e Washington sono stati i principali produttori di mirtilli negli Stati Uniti. Tuttavia, secondo il report, la Georgia si distingue per il più alto tasso di crescita, aggiungendo ogni anno circa 21 milioni di libbre (circa 9.525 tonnellate) alla produzione complessiva.
I mirtilli biologici rappresentano quasi il 19% del mercato, con i tre principali fornitori che detengono complessivamente l’88% della quota di mercato. L’offerta bio è prevista in lieve calo, fino al 18,2% nel 2026.
Canada e Messico restano fornitori chiave di mirtilli highbush per il mercato statunitense. Il Canada ha registrato una diminuzione della produzione di mirtilli highbush e lowbush, ma la British Columbia continua a svolgere un “ruolo strategico nella fase tardiva della stagione USA”, afferma il report. Nel frattempo, circa il 94,5% delle esportazioni messicane di mirtilli è destinato agli Stati Uniti.
Domanda globale e dinamiche di mercato
David Magaña, Senior Analyst Food and Agribusiness di RaboResearch, ha dichiarato che la produzione globale di mirtilli è destinata a continuare ad espandersi e a diversificarsi.
Secondo Magaña, la produzione negli Stati Uniti rimane stabile, il Canada ha raggiunto un plateau, mentre il Messico è sotto pressione per migliorare l’efficienza dei costi. Il Perù resta il principale fornitore del Sud America, mentre il Marocco sta crescendo rapidamente in Africa e potrebbe superare nel tempo Cile e Canada.
«Il Sud America sta puntando sull’innovazione varietale, mentre l’Europa deve affrontare sfide normative. Nel frattempo, la Cina resta il più grande produttore mondiale e ha già iniziato a esportare», ha affermato. «Questi sviluppi indicano un panorama globale sempre più integrato, in cui scala, genetica e logistica determineranno la competitività futura».
Magaña sottolinea che negli Stati Uniti esiste ancora margine di crescita, ma che «la domanda complessiva è in forte aumento e sta superando quella di molti altri frutti». In questo contesto, la tendenza verso lo snacking salutare rappresenta una grande opportunità per la categoria, stimolando la domanda sia nei mercati maturi sia in quelli emergenti.
L'Africa entra in gioco
Con l’aumento della domanda, anche il ruolo dell’Africa nella filiera è destinato a crescere, rafforzando l’influenza del continente sui mercati internazionali.
Storicamente, Marocco e Sudafrica hanno dominato le esportazioni africane di mirtilli, secondo il report. Solo in Marocco, la superficie coltivata è cresciuta del 69% negli ultimi cinque anni, passando da circa 7.040 acri (circa 2.850 ettari) nel 2020 a circa 11.930 acri (circa 4.825 ettari) nel 2024.
Questo tasso medio annuo di crescita del 14% è stato trainato dall’espansione verso nuove aree produttive e dall’adozione di metodi colturali più efficienti.
Ma un nuovo concorrente sta cambiando gli equilibri: lo Zimbabwe. Pur restando un player di dimensioni contenute, il Paese ha mostrato una crescita notevole, passando da zero a oltre 7.000 tonnellate metriche in dieci anni.
Lo Zimbabwe e la finestra dell'emisfero sud
Lo Zimbabwe dispone di zone temperate ad altitudini idonee alla coltivazione del mirtillo. La finestra di raccolta dell’emisfero sud (maggio–ottobre) consente di raggiungere i mercati globali prima di molti fornitori dell’emisfero nord, attirando investimenti e nuovi impianti commerciali.
Secondo Magaña, il mercato europeo presenta un potenziale di crescita ancora maggiore. «Tuttavia, garantire disponibilità e qualità adeguate durante tutto l’anno rimane una sfida».
La competizione si è intensificata: nell’ultimo decennio, le esportazioni di mirtilli del Perù verso l’UE sono quasi quadruplicate, mentre la rapida crescita del Marocco potrebbe renderlo il secondo maggiore esportatore europeo entro la fine del decennio.
La crescita di lungo periodo del Marocco, però, dipenderà dall’accesso a fattori produttivi critici come terra, acqua e manodopera, risorse che non sono scontate, ha aggiunto Magaña. Nell’Unione Europea, inoltre, l’aumento dei costi e la disponibilità limitata di risorse stanno già frenando l’espansione produttiva.
«Per sfruttare l’aumento dei consumi sia nei mercati maturi sia in quelli emergenti, come Asia-Pacifico e Medio Oriente, produttori ed esportatori dovranno concentrarsi su qualità, efficienza e marketing strategico», ha concluso Magaña.
Fonte testo e immagine: www.freshfruitportal.com

