12 nov 2019

Nuovi player per mirtilli e lamponi. Si affacciano altre specie

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Fonte: Frutticoltura – Di Gabriele Loris Beccaro – 11 Novembre 2019

Chi l’avrebbe detto, qualche anno fa, che il mercato e la coltura dei piccoli frutti avrebbero raggiunto a livello globale le sorprendenti dinamiche di oggi. Se all’inizio di queste giovani colture la piattaforma varietale (e delle specie coltivate) era molto ridotta, il comparto è oggi completamente rivoluzionato, con nuovi scenari e player che si affacciano sul mercato internazionale. La concorrenza extra-europea si fa in particolare sempre più agguerrita e la continua evoluzione del settore coinvolge gli aspetti produttivi, di mercato e vivaistici, propone nuovi modelli organizzativi, nuovi sistemi di tracciabilità e nuove tecniche colturali.
In Italia il consumo di piccoli frutti e, in particolare di mirtilli, è in aumento, ma resta comunque basso rispetto ad altri Paesi in cui i consumatori apprezzano maggiormente lo status di “superfood” di queste produzioni. Il 75% del prodotto nazionale è destinato all’export verso Regno Unito, Germania, Svizzera, Austria. Il mirtillo è sicuramente la specie che ha avuto il maggior exploit: la superficie coltivata in Italia è aumentata da 275 ha (2010) a oltre 1.100 (2018). Il lampone registra aumenti di mercato, dopo anni di torpore, anche perché si stanno imponendo cultivar molto performanti dal punto di vista organolettico. All’inizio della stagione produttiva italiana, in ogni caso, le produzioni nazionali di piccoli frutti continuano a risentire della forte presenza di prodotto spagnolo con prezzi aggressivi e buoni standard qualitativi.

Se in Italia la situazione è in forte movimento, nel contesto globale la coltura dei piccoli frutti ha avuto un’evoluzione esplosiva. Uno dei player più importanti in Europa resta la Polonia, che nei prossimi anni prevede di ampliare ulteriormente la già ampia superficie coltivata. La maggior parte della produzione di mirtillo viene destinata all’export europeo e una piccola quota va in Medio Oriente. La Polonia è il secondo produttore di lamponi in Europa e il quinto nel mondo (100.000 t/anno), dopo Federazione Russa, Messico, Serbia e Stati Uniti. Gli impianti polacchi di piccoli frutti, sviluppatisi in gran parte in seguito all’ingresso del Paese nella Ue, sono oggi in piena produzione e l’offerta che ne deriva è un temibile concorrente per molti Paesi europei nei mesi estivi. Nel 2019, ad esempio, i produttori olandesi lamentano una flessione dei prezzi dei mirtilli a causa delle esportazioni polacche. Tuttavia, è previsto che nei prossimi anni il consumo interno della Polonia vada ad aumentare facendo ridurre le esportazioni. In altri Paesi europei, come Germania e Francia, l’offerta interna nel 2019 è risultata inferiore alla domanda e sul mercato i prezzi stanno diventando più accessibili al consumatore. In Spagna la domanda di mirtilli è stabile perché ormai il piccolo frutto è diventato un prodotto di massa.

A partire da settembre e fino alla fine di dicembre, l’Europa assorbe le produzioni provenienti da Perù, Argentina e Cile. Marocco e Spagna torneranno sul mercato nel nuovo anno. Ed è proprio nell’altro emisfero che si sta giocando e si giocherà nei prossimi anni la partita commerciale più rilevante sui piccoli frutti, risultato della crescente domanda globale di mirtilli e dell’introduzione di nuove cultivar.

Chi approfitta del gap di offerta è la giovane industria sudafricana. Già prima che il Cile dominasse il mercato, il Sudafrica esportava volumi sempre maggiori verso l’Europa. Ci si aspetta che nei prossimi anni tale crescita continui, perché i nuovi impianti non sono ancora in piena produzione. La concorrenza diventa più forte a novembre, quando arriva sul mercato il Cile, ma le opportunità continuano fino a dicembre e persino a gennaio. La statunitense Fall Creek Nursery, leader mondiale nella costituzione e commercializzazione di nuove cultivar di mirtillo, si è avvicinata all’Africa concentrandosi su Sudafrica, Namibia, Zimbabwe ed Eswatini (Swaziland): questo avrà grande rilievo nei prossimi anni. Oltre ai mercati consolidati di Regno Unito e Ue, si punta a Medio Oriente, isole dell’Oceano Indiano e Cina, con un occhio attento alla domanda del Nord America che continua ad aumentare, anche se non come in passato.

La sfida sui piccoli frutti continua anche per l’introduzione in coltura di nuove tipologie varietali. Ne è un esempio la recente premiazione, nell’ultima edizione dei Superior Taste Awards, di cinque cultivar esclusive di frutti rossi dell’azienda britannica BerryWorld®, con sede a Cartaya. Oppure le nuove cultivar di ribes rosso poco acide oppure la specie arborea aronia (Aronia melanocarpa) che produce bacche nere per uso industriale, immessa sul mercato con l’etichetta “Sweet & Sunny”. O, ancora, in Polonia, l’arbusto haskap (Lonicera caerulea var. emphyllocalyx), ancora poco diffusa, soprattutto a causa della morbidezza del frutto e la conseguente difficile “shelf life”. Il Perù, che già colloca i propri mirtilli nei porti degli Stati Uniti, in Canada e in Cina, guarda alle nuove specie come al maqui (foto grande), che è attualmente di moda per le sue elevate caratteristiche nutraceutiche e del quale nel 2017 sono state commercializzate tre nuove cultivar che consentiranno di intensificare la produzione. Le esportazioni sudamericane di maqui sono aumentate verso Giappone, Corea del Sud, Italia, Stati Uniti, Germania, Australia, Danimarca e oggi valgono circa 10 milioni di dollari americani. Forte del successo di mercato delle nuove specie, il Perù ora guarda a mortiño o pushgay (Vaccinium floribundum, foto in calce) che potrebbe diventare il nuovo “superfrutto” da esportare e rappresentare un’attività redditizia per le aziende di piccole e medie dimensioni del Paese.
Ci sono, insomma, tutte le condizioni affinché nei prossimi anni i piccoli frutti ci riservino nuove, sorprendenti evoluzioni.

Mortiño o pushgay (Vaccinium floribundum)

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