11 giu 2025

Una mano robotica raccoglie more fresche in Arkansas

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Una mano robotica in grado di raccogliere le more fresche con la delicatezza di una mano umana è realtà. Negli Stati Uniti, un’équipe di ricercatori dell’Arkansas e della Georgia ha sviluppato un innovativo sistema automatizzato per affrontare la crescente carenza di manodopera nella raccolta dei piccoli frutti.

Il robot che raccoglie

Immaginate un robot bipede dotato di dieci braccia, ognuna terminante con una “mano” a tre dita in silicone, che si muove tra i filari di more fresche, raccogliendo solo i frutti maturi con precisione chirurgica. Questo è il futuro che si delinea grazie alla ricerca dell’Arkansas Agricultural Experiment Station, in collaborazione con l’Università della Georgia e il Georgia Institute of Technology.

Il cuore del progetto è una mano robotica soffice, sviluppata per raccogliere more da mercato fresco – varietà particolarmente sensibili – senza comprometterne l’integrità. La ricerca, condotta da Renee Threlfall e il suo team, è valsa il prestigioso “Outstanding Fruit Publication Award” della American Society for Horticultural Science.

Dalla forza necessaria

Tutto è iniziato nel 2020, con la misurazione della forza necessaria per raccogliere una mora senza danneggiarla. Grazie a speciali guanti dotati di sensori biometrici, la dottoranda Andrea L. Myers ha raccolto oltre 2.000 more da aziende dell’Arkansas come Sta-N-Step Farm e Neal Family Farm. I dati hanno mostrato che la forza ideale per raccogliere una mora è pari a circa mezzo Newton – l’equivalente del sollevamento di una barretta di cioccolato.

Lo studio ha coinvolto quattro varietà sviluppate in Arkansas: Natchez, Osage, Prime-Ark® Traveler e Sweet-Ark™ Caddo. Le bacche sono state conservate per 21 giorni a 1,6°C, per valutare l’impatto della raccolta sulla qualità post-raccolta. È emerso che bastano tre dita – e non quattro – per una raccolta efficace, e che i sensori non compromettono la qualità del frutto.

Una pinza robotica “soft”

Nel 2021 è partita la seconda fase: il team ha costruito un gripper robotico a tre dita, azionato da tendini realizzati con corde da chitarra. Il sistema è stato testato nella raccolta di more, con risultati promettenti. Anche dopo 21 giorni in cella frigorifera, i frutti presentavano danni contenuti, pur con un leggero incremento dell’11% nella perdita di succo e un 7% in più di “red drupelet reversion” – il fenomeno per cui alcune drupe delle more tornano rosse, segnalando un danno alla struttura cellulare.

“Il colore rosso che compare dopo la raccolta – spiega Threlfall – non indica immaturità, ma piuttosto un danno fisico, e può portare al rifiuto del prodotto secondo gli standard USDA.”

Un futuro automatizzato

Questa tecnologia rappresenta un passo avanti fondamentale per l’automazione della raccolta di piccoli frutti freschi, un comparto che dipende ancora fortemente dal lavoro manuale. Se le prossime evoluzioni riusciranno a minimizzare i danni al frutto, la mano robotica potrebbe diventare uno strumento indispensabile nei frutteti del futuro, non solo in Arkansas ma in tutto il mondo.

Fonte testo e immagine: farmprogress.com


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