Il mirtillo è ormai considerato una delle “gemme” dell’agroexport mondiale. La crescita della domanda internazionale, la valorizzazione del prodotto come superfruit e l’espansione delle superfici coltivate ne hanno fatto un pilastro per molti paesi produttori. Tuttavia, dietro ogni chilo esportato si nascondono perdite silenziose, difficili da quantificare ma che incidono per milioni di euro sulle rese aziendali.
Le principali criticità in fase di raccolta
1. Mano d’opera non qualificata
La raccolta del mirtillo non è meccanizzabile: richiede precisione, esperienza e cura. Un raccoglitore inesperto può facilmente danneggiare il frutto, lasciare bacche mature in pianta o raccogliere frutti non ancora pronti, compromettendo la qualità complessiva.
2. Errori di qualità
Un lotto respinto a destino per problemi di durezza, presenza di muffe, maturazione irregolare o contaminazioni può rappresentare un danno totale: fino al 100% della spedizione può trasformarsi in perdita economica.
3. Proiezioni errate di volumi
La stima imprecisa delle quantità porta a conseguenze dirette: impegni commerciali non rispettati, costi eccessivi di manodopera o, al contrario, carenza di personale nei momenti critici, con effetti a cascata sulla logistica.
4. Supervisione costosa e tardiva
Molti operatori investono in valutatori e controllori in campo, ma le correzioni arrivano spesso troppo tardi per evitare i danni.
5. Logistica inefficiente
Ogni ritardo dal campo al magazzino di confezionamento riduce la shelf-life: la disidratazione e il marciume della frutta incidono sulla vita commerciale e sulla soddisfazione del cliente finale.
Dove si concentra la perdita economica?
Tre aree emergono come le più critiche:
Qualità insufficiente della frutta: un singolo rifiuto a destino può trasformarsi in una catastrofe finanziaria.
Errori nelle previsioni di raccolta, che generano sovracosti di personale e inefficienze logistiche.
Assenza di tracciabilità in campo, che rende impossibile individuare in tempo reale la fonte dei problemi.
La tecnologia come alleata strategica
La digitalizzazione e gli strumenti di smart farming stanno già dimostrando come sia possibile ridurre drasticamente queste inefficienze:
Conteggio con intelligenza artificiale
Droni e videocamere mobili stimano i frutti presenti in pianta, consentendo previsioni accurate e una migliore pianificazione di risorse e impegni commerciali.App e QR code per la tracciabilità
Cesti e cassette georeferenziate con codici QR permettono di risalire a chi ha raccolto cosa e in quale lotto. Questo abilita un controllo immediato sulla qualità e la possibilità di correggere tempestivamente errori di raccolta.Sensori e analisi predittiva
Dati climatici e modelli di previsione supportano la decisione sul momento ottimale di raccolta, riducendo il rischio di frutti immaturi o sovramaturi.Logistica connessa (IoT)
Il monitoraggio della catena del freddo e dei tempi di trasporto attiva allarmi in caso di soste non programmate o rottura del mantenimento della temperatura.Piattaforme integrate di gestione
Un software unico che riunisce previsioni produttive, stato delle squadre di raccolta, qualità dei lotti, logistica e reportistica consente decisioni rapide e coordinate.
Conclusioni
Non sono l’acqua, gli input agricoli o i prezzi internazionali a determinare il vero collo di bottiglia della redditività nel mirtillo. Il nemico più grande è l’inefficienza della raccolta e la mancanza di informazioni in tempo reale.
Le aziende che comprenderanno questo scenario e adotteranno soluzioni tecnologiche non si limiteranno più a competere sui costi marginali di fertilizzanti o fitofarmaci. Potranno invece salvaguardare milioni, evitando respingimenti, sovracosti e quelle perdite “invisibili” che ancora oggi erodono gran parte dei profitti del settore.
Tratto da: La cosecha de arándanos: ¿dónde realmente se pierde el dinero? (Cesar Urrutia)
Foto: Oragro