La California, che da sola fornisce il 90% delle fragole degli Stati Uniti, si trova di fronte a un bivio critico. Sebbene le fragole rappresentino la quarta coltura per valore economico dello Stato, con un fatturato di oltre 2 miliardi di dollari (circa 1,87 miliardi di Euro) nel 2020, i coltivatori si trovano schiacciati da una serie di sfide socioeconomiche che ne minacciano la sopravvivenza.
Uno studio approfondito basato su interviste dirette ai produttori rivela un quadro complesso, dove la corsa alla produttività per far fronte ai costi crescenti sta, paradossalmente, erodendo i profitti dell'intero settore.
La fine di un'era: l'addio ai fumiganti chimici
Per oltre cinquant'anni, l'industria californiana della fragola ha fondato la sua crescita sull'uso massiccio di fumiganti chimici, in particolare una miscela di bromuro di metile e cloropicrina. Questo approccio ha permesso di controllare efficacemente le malattie del suolo, come il fungo Verticillium dahliae, consentendo ai coltivatori di piantare fragole sullo stesso terreno anno dopo anno.
Tuttavia, la messa al bando del bromuro di metile nel 2016, a causa dei suoi effetti dannosi sullo strato di ozono, e le crescenti restrizioni su altri fumiganti hanno segnato la fine di un'era.
In concomitanza con queste restrizioni, sono emersi nuovi e temibili patogeni del suolo, come Macrophomina phaseolina e Fusarium oxysporum, che hanno causato morie significative di piante e diffuso il timore tra i coltivatori. Questo ha reso urgente la ricerca di alternative non chimiche, tra cui lo sviluppo di cultivar resistenti alle malattie.
Le pressioni socioeconomiche: una morsa a quattro punte
Nonostante le cultivar resistenti rappresentino una soluzione ecologicamente promettente, la loro adozione è ostacolata da una serie di vincoli socioeconomici che spingono i coltivatori a dare priorità ad altre caratteristiche, principalmente la resa. Le interviste hanno evidenziato quattro aree di criticità principali.
1. Terra: scarsa e costosa Le zone costiere della California, con il loro clima mite e i terreni sabbiosi, sono ideali per la coltivazione delle fragole, consentendo stagioni di raccolta insolitamente lunghe. Questa stessa terra, però, è estremamente costosa e scarsa, anche a causa della forte pressione dello sviluppo urbano e della speculazione finanziaria.
I costi di affitto sono saliti alle stelle, costringendo gli agricoltori a massimizzare il valore del raccolto per ettaro per rimanere competitivi. Questo li spinge a scegliere le varietà più produttive, anche a costo di sacrificare la resistenza alle malattie. Un coltivatore ha affermato: "L'unica cosa che può abbassare i nostri costi è la resa".
2. Manodopera: carente e sempre più onerosa La raccolta delle fragole è un'operazione ad alta intensità di manodopera, rappresentando fino al 60% dei costi totali. I coltivatori devono affrontare una duplice sfida: una carenza di lavoratori, aggravata da controlli più severi alle frontiere, e un aumento dei costi salariali dovuto a nuove leggi su salario minimo e straordinari in California.
Mercato, intermediari e sovrapproduzione
In questo contesto, le cultivar ad alta resa diventano uno strumento per attrarre e trattenere i lavoratori. Poiché i raccoglitori sono spesso pagati "a cottimo" (in base al numero di cassette raccolte), campi con piante cariche di frutti grandi e facili da staccare permettono loro di guadagnare di più in meno tempo.
Tuttavia, alcuni coltivatori hanno notato che varietà eccessivamente produttive possono essere controproducenti in un contesto di carenza di manodopera, poiché diventa impossibile raccogliere tutti i frutti prima che diventino troppo maturi.
3. Intermediari di mercato (shipper): potere e priorità divergenti La maggior parte dei coltivatori commerciali non vende direttamente il proprio prodotto, ma si affida a intermediari, noti come "shipper", che gestiscono raffreddamento, imballaggio e distribuzione.
Questi intermediari, il cui numero si è consolidato nel tempo, esercitano un potere significativo, spesso dettando le condizioni. Le loro priorità si concentrano su aspetti estetici come dimensione, forma, colore e durata a scaffale (shelf-life), che ritengono cruciali per il marketing.
A volte, impongono ai coltivatori l'uso di specifiche cultivar proprietarie, per le quali gli agricoltori devono pagare costose royalty, limitando la loro autonomia nella scelta di varietà più adatte alle condizioni del proprio campo, come quelle resistenti a una specifica malattia presente nel terreno.
4. Condizioni di mercato: la "trappola della produttività" La sfida più grande e paradossale è quella che i ricercatori definiscono un "circolo vizioso mortale" (death spiral). La spinta individuale di ogni coltivatore a massimizzare la resa per coprire i costi di terra e manodopera ha portato a una eccessiva produzione a livello di settore.
Questo surplus ha mantenuto i prezzi di vendita stagnanti, nonostante l'aumento di tutti i costi di produzione. I coltivatori riconoscono lucidamente il problema: "Le nuove varietà sono molto più produttive... quindi ci stiamo danneggiando da soli con la sovrapproduzione", ha dichiarato un intervistato.
Sebbene la scelta di varietà ad alto rendimento sia vista come essenziale per la sopravvivenza economica del singolo, collettivamente sta minando la redditività dell'intero settore in un classico problema di azione collettiva.
Le cultivar resistenti: una soluzione insufficiente
In questo scenario, le cultivar resistenti alle malattie, di per sé, non affrontano le preoccupazioni più pressanti della maggior parte dei coltivatori. Finché la fumigazione, seppur limitata, rimane un'opzione, le sfide economiche legate a terra, manodopera e prezzi bassi appaiono più scoraggianti delle malattie del suolo.
Tuttavia, la ricerca non si ferma. I programmi di breeding più recenti, come quelli dell'Università della California, stanno cercando di sviluppare nuove varietà che combinino resistenza alle malattie, alta resa, sapore e altre caratteristiche agronomiche desiderabili, come una ridotta produzione di stoloni (che richiedono manodopera per essere tagliati).
Lo studio suggerisce che per favorire una transizione verso pratiche più sostenibili, comprese le cultivar resistenti, non basta agire sul fronte tecnologico. Sarebbe necessario mitigare le pressioni esterne sui coltivatori, ad esempio attraverso politiche di sostegno al reddito o forme di gestione dell'offerta per evitare la sovrapproduzione e sostenere i prezzi.
Senza un'azione collettiva e un cambiamento a livello di sistema, i singoli coltivatori californiani rimarranno intrappolati in una corsa alla produttività che, alla fine, rischia di non avere vincitori.
Fonte: Guthman J and Jiménez-Soto E (2021) Socioeconomic Challenges of California Strawberry Production and Disease Resistant Cultivars. Front. Sustain. Food Syst. 5:764743. doi: 10.3389/fsufs.2021.764743
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