15 mar 2022

Asprofrut, 20 anni di mirtilli per guardare al futuro

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L'organizzazione di produttori piemontese Asprofrut sarà uno dei protagonisti del convegno sui piccoli frutti coordinato da Italian Berry che si terrà sabato 26 marzo al Castello di Lagnasco in occasione di Fruttinfiore 2022.

Alessandra Sacchetto, responsabile dell'ufficio commerciale di Asprofrut, in questa intervista esclusiva a Italian Berry ci parla del ruolo di Asprofrut nella filiera piemontese dei piccoli frutti e dei cambiamenti che hanno caratterizzato la categoria in questi primi 20 anni.

Come è nato il coinvolgimento di Asprofrut nei mirtilli e che peso ha adesso?

Asprofrut o meglio i produttori di Asprofrut hanno da sempre creduto e investito in piccoli frutti, nello specifico nei mirtilli; i produttori hanno intuito le potenzialità di questo piccolo frutto; è un frutto buono, accattivante e con importanti caratteristiche salutari; Asprofrut dal canto suo ne ha individuato subito le corrispondenti potenzialità economiche e di mercato.

Posso dire senza peccare di presunzione che siamo stati quasi i primi 20 anni fa. Da allora il numero di produttori Asprofrut aumenta di anno in anno, nuove aziende mettono a dimora nuovi impianti; sono stati raggiunti i 100 ha di superficie e la produzione commercializzata nello specifico dall’ ufficio commerciale asprofrut lo scorso anno ha segnato i 3500 qli.

Quali sono i principali cambiamenti che avete vissuto in questi anni all’estero e in Italia?

Abbiamo vissuto tutti i numerosi cambiamenti del panorama mondiale sia produttivo che commerciale.

A livello produttivo abbiamo visto crescere a dismisura le produzioni di tutto il mondo, in particolare Spagna, Polonia, e in Sud America Cile e Argentina; in anni piu recenti Perù, Marocco e Africa.

A livello commerciale abbiamo assistito all’enorme campagna di informazione e formazione che tutti conoscono fatta dagli inglesi nei punti vendita e nelle scuole; grazie a questa attività il Regno Unito è diventato il principale compratore e consumatore dei nostri mirtilli.

L’aumento esponenziale dei consumi britannici ha cambiato addirittura il modo di comprare mirtilli dei grandi gruppi della distribuzione: siamo passati dal cestino da 125-150 gr a una lavorazione in rinfusa da 2.5/3.00 kg.

Il mirtillo è ancora una coltura interessante dal punto di vista economico per il produttore?

Il valore economico dei mirtilli e ovviamente cambiato molto con l’ aumento delle produzioni in tutto il mondo; abbiamo venduto i primi mirtilli nel 2003/2004 sopra 10 € al kg; oggi i prezzi si sono ridotti ma si in particolare sul mercato inglese si è creato un equilibrio tra la maggiore produzione e il valore di mercato; un prezzo di equilibrio giusto a mio avviso, non troppo basso e che consente alla produzione di continuare ad investire e ad essere remunerata.

Ovviamente tocca a noi non rovinare questo equilibrio, esagerando con nuovi impianti.

L’offerta varietale in Piemonte è ancora molto centrata su Duke. Che tendenze si vedono dal punto di vista delle varietà?

I cambiamenti varietali sono stati tanti quanto quelli commerciali; tante varieta’ secondarie sono venute meno (noi avevamo Blue Crop, Darrow, Blue Ray) a segnare il trionfo del Duke, che si è dimostrato adattissimo al nostro territorio e soprattutto qualitativamente apprezzato dai nostri clienti.

Siamo ogni giorno interessati a nuove varietà; siccome per il nostro territorio non possiamo guardare a varieta’ piu’ precoci del Duke, ci stiamo concentranodo sulle varietà più tardive; è nostro interesse anche  ottimizzare i tempi di raccolta e allungare il periodo di commercializzazione.

Alcuni produttori Asprofrut hanno puntato sulla varietà Draper ma molte altre varieta sono promettenti come Top Shelf, Cargo e Titanium.

Quale ruolo gioca il mercato italiano per la produzione piemontese?

I consumi italiani stanno aumentando in modo importante e ne siamo molto contenti; anche per questo possiamo permetterci cultivar piu’ tardive che ci consentano di uscire dalla finestra commerciale che il mercato inglese ci apre ma che prontamente ci chiude dopo 3 / 4 settimane.

Ad esempio il consumo dei mirtilli bio in Italia è soddisfacente, a differenza di quello inglese che invece diminuisce sempre di più con il passare degli anni.

Quale spazio occupano gli altri piccoli frutti (lampone, mora e ribes) nella produzione piemontese?

E mia modesta opinione vista la costante richiesta di prodotto che il mercato dei mirtilli e vivo con un discreto spazio nonostante la crescita esponenziale delle produzioni ma soprattutto che si sta aprendo piu in generale il mercato dei piccoli frutti fratelli del mirtillo con interessanti prospettive di crescita per le nostre produzioni.

Mi riferisco in misura ridotta alle more ma in modo importante al lamponi che in qs due/tre anni stanno riscuotendo un buon successo di mercato, un costante crescita di consumi e richieste sempre piu interessate da parte dei clienti.

Sui  lamponi hai quali stiamo pensando seriamente abbiamo piu che mai bisogno del prezioso lavoro di sperimentazione di agrion; ci piacerebbe pensare anche all’esportazione per cui servono varieta croccanti e di calibro con shelf life giusti per l’export.


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