A Battistini Vivai con l’inaugurazione del laboratorio di micropropagazione si entra in una nuova era. Più digitale, robotica, sostenibile (il tetto della struttura è ricoperto da un impianto fotovoltaico) e con grande attenzione alla ricerca.
A Cesena la micropropagazione è storia antica, risale al 1970, ma con questa vertical farm è evidente un processo di innovazione nella produzione. I robot svolgono un ruolo importante, anche se resta essenziale, in alcune fasi produttive, l’occhio e la mano umana che con precisione chirurgica, le operaie lavorano con pinzette che ricordano i bisturi, selezionano il materiale ottenuto in vitro.
Italian Berry durante la cerimonia di inaugurazione, con annessa visita guidata all’interno dell’azienda, ha incontrato Sandra Laghi responsabile commerciale e referente per i berry.
Quanto gioca in chiave di innovazione e di miglioramento della competitività aziendale il nuovo laboratorio?
Tantissimo. Nel mondo berry si registra una fervente attività di miglioramento genetico, L'attività di micropropagazione sicuramente ha un forte impatto grazie alla possibilità di poter produrre su larga scala ciò che il breeder ci porta e noi moltiplichiamo.
Ci permette poi di esportare in Paesi dove le varietà in torba o in terra non potrebbero entrare. Il prodotto in vitro permette lo sviluppo commerciale in più Paesi come, per esempio, Nuova Zelanda, Australia e anche Cile. Stati dove è proibito l'ingresso di materiale vegetale in torba. Il vitro apre delle porte.
Si chiude un cerchio con il nuovo laboratorio?
Un'attività vivaistica con alle spalle un laboratorio di propagazione è un'attività completa. La Vivai Battistini al suo interno garantisce tutto il ciclo: dalla produzione delle piante micropropagate all’attività di ambientamento, poi l'ingrossamento in vaso o in terra fino alla vendita e all’innestamento. Un’azienda a ciclo completo.
I piccoli frutti sono sempre più al centro della vostra attività?
C'è un crescente interesse. Un trend partito già da diversi anni e si sta confermando. Una scelta la nostra che ci sta dando ragione con la visione che la tendenza sarà continuamente in crescita. Si parla e si mangia berry ovunque. Sono referenze che troviamo in modo continuativo in commercio, sono diventati prodotti annuali disponibili 12 mesi con il fresco.
Quanti paesi servite?
Buona parte della Comunità Europea e c'è un grosso interesse dai paesi dell'Est Europa, ancor di più quelli russofoni con grossissimi produttori. Paesi come la Georgia, sempre più importante e in crescita. Senza dimenticare Azerbaijan e Armenia, Paesi a noi sconosciuti fino a qualche anno fa e ora corrono.
Il berry più richiesto?
Se la giocano tutti, ma sono avanti mirtilli e lamponi. La domanda non è più stagionale anche grazie al miglioramento genetico. Oggi non immaginiamo più come i classici frutti da sottobosco. Stanno diventando tutt'altro, per cui possiamo coltivare berry a mille metri ma pure sul livello del mare. Abbiamo l'ingresso di due famiglie di berry: a basso fabbisogno di ore freddo e varietà con ore freddo tradizionali.
Si possono coltivare, se pensiamo all'Italia dalla Sicilia a Bolzano. E questo discorso non vale solo per l'Italia, ma in tutto il mondo. Dal Caucaso al Marocco dove ci sono grossi produttori.
I dati della vostra produzione?
Nella nostra torta che comprende 12 milioni di piante prodotte da micropropagazione circa un 10% è berry. Siamo su 1 milione, 1 milione e mezzo di piantine.