Questo articolo è stato pubblicato originariamente su “Besseres Obst” (il periodico austriaco specializzato in produzione e lavorazione di frutta) a firma di Thomas Drahorad.
La produzione mondiale di mirtilli sta crescendo da vent’anni a ritmi che non hanno eguali tra i prodotti ortofrutticoli. Quali sono i fattori del consumo, della produzione, delle zone di origine e delle varietà che stanno sostenendo questo sviluppo? E, più che altro, l’agricoltura austriaca può guardare a questa coltura con interesse e investirvi per il prossimo futuro?
Partiamo innanzitutto da una precisazione: in questo articolo si parlerà del mirtillo gigante americano (Vaccinium corymbosum), che dobbiamo distinguere dal mirtillo selvatico (Vaccinium myrtillus) che conosciamo perché cresce sulle nostre montagne e fa parte della nostra tradizione. Il mirtillo coltivato è originario degli Stati Uniti, dove è stato selezionato agli inizi del Novecento come uno sviluppo del mirtillo selvatico da parte di Frederick Coville. Risale al 1916 nel New Jersey il primo raccolto commerciale di mirtillo coltivato.
Da allora lo sviluppo della coltura ha portato a un raccolto mondiale di mirtilli pari a circa 2 milioni di tonnellate, pari a oltre 8 volte la produzione austriaca di mele, e che viene destinato equamente a consumo fresco e surgelato.
A livello mondiale, i due mercati nei quali è più diffuso il consumo di mirtilli sono gli Stati Uniti e il Regno Unito. Entrambi questi mercati sono stati oggetto di un’azione di marketing concertata tra produttori e importatori, che ha portato a tassi di incremento delle quantità vendute superiori a qualsiasi altro prodotto nel reparto ortofrutta. Sul mercato britannico i mirtilli valgono al dettaglio quasi € 500 milioni ogni anno e registrano un consumo pro capite pari a 727g. Negli Stati Uniti il consumo procapite è di circa 1.5 kg l’anno. In entrambi i mercati la penetrazione (% di famiglie che acquista regolarmente) è superiore al 50%.
Nel periodo 2016-2018 i consumi europei di mirtilli hanno realizzato un aumento del 23% raggiungendo un consumo medio di 250g procapite. Le proiezioni degli esperti hanno recentemente indicato in 2 milioni di tonnellate il consumo globale di mirtilli freschi previsto entro i prossimi 10 anni, e 860g a testa il consumo nell’area europea entro il 2026. Gli ultimi 12 mesi segnati dalla pandemia non hanno modificato queste stime e i mirtilli continuano la loro crescita a due cifre in tutti i principali mercati mondiali.
Fattori della crescita
Tra i principali motivi di questa continua crescita ci sono i benefici salutistici (per l’elevato contenuto di antociani, antiossidanti, flavonoidi e vitamina C) dimostrati da molti studi scientifici, la molteplicità delle condizioni di uso (può essere consumato in tanti modi sia fresco che conservato) e delle occasioni d’uso (a colazione con lo yoghurt, come snack rompi digiuno, come frutto da consumare fuori casa, come componente di un pasto sano).
Per il commercio al dettaglio il mirtillo è apprezzato per le ottime caratteristiche di conservabilità (almeno una settimana dopo l’acquisto per il consumatore) e per la sua disponibilità per 12 mesi l’anno. Tutti questi fattori vengono regolarmente promossi dagli operatori professionali dei mirtilli e dei piccoli frutti, che in tante nazioni sono associati per coordinare produzione, commercializzazione e promozione con lo scopo di incrementare i consumi.
Distribuzione per canali e segmentazione di mercato
A differenza di altri piccoli frutti come ribes e fragole, i mirtilli vengono venduti quasi esclusivamente nei canali della GDO. Nei mercati più avanzati, dove il mirtillo è oggetto di azioni concertate di marketing, la differenziazione ha permesso di soddisfare al meglio le diverse esigenze dei consumatori: oltre alle linee standard (che in Austria rappresentano la maggioranza delle vendite) si sono sviluppati vari segmenti di mercato: il premium (con varietà di calibro e gusto superiore), il discount (con varietà e calibri indifferenziati), il locale (che favorisce le produzioni nazionali sui vari mercati), il biologico e il residuo zero.
Destagionalizzazione
Un elemento che ha permesso un regolare sviluppo delle vendite è stata anche la forte destagionalizzazione del prodotto. Originariamente il prodotto veniva offerto sul mercato austriaco principalmente in estate con prodotto nazionale (da luglio a settembre) e poi nel periodo dicembre-aprile dal Sud America (Cile e Argentina), con ampi periodi con picchi nei prezzi e speculazioni. Negli ultimi anni, con l’ingresso di nuovi paesi produttori (principalmente Spagna, Polonia, Marocco e Perù) il calendario di disponibilità ha subito aggiustamenti strutturali per cui in pochi anni è aumentata la disponibilità di prodotto in modo regolare nel corso di tutti i 12 mesi.
Zone di produzione
Mentre il calendario mondiale si popola di nuove provenienze, anche in Austria è in atto un processo di diffusione della produzione di mirtilli. Mentre fino al 2016 la produzione è rimasta relativamente stabile attorno a 125-140 ettari e circa 900 tonnellate, dal 2017 è iniziata una crescita che ha portato nel 2019 il mirtillo coltivato in Austria a 202 ettari e 1349 tonnellate (stime AMA), circa il doppio rispetto alla superficie in produzione per i lamponi.
Le importazioni austriache di bacche sono aumentate del 43% nel periodo 2013-2017 e i consumi sono aumentati del 27% nello stesso periodo (AMA). Questo sembra indicare che per i mirtilli ci sono spazi di crescita sia per la produzione nazionale che per il prodotto di importazione.
Tuttavia la produzione austriaca si sovrappone come calendario ad altre produzioni di paesi vicini (principalmente Polonia e Serbia) che arrivano sui mercati con prezzi normalmente più aggressivi nello stesso periodo.
Mercati geografici
Esiste tuttora una forte differenza tra i mercati locali, nazionali ed esteri. Per i piccoli produttori il mercato locale rappresenta un’interessante fonte di reddito, ma appena si supera qualche centinaio di piante diventa necessario affacciarsi ai mercati più strutturati. Questi sono però molto più esposti alla concorrenza internazionale, quasi sempre disponibile in quantità e a prezzi molto concorrenziali. I prezzi per i produttori austriaci possono quindi anche dimezzarsi passando dalla distribuzione locale a quella nazionale o internazionale.
Come scegliere il mirtillo da piantare?
La coltura del mirtillo, sebbene originaria dei climi continentali, si è diffusa negli ultimi 20 anni in tutte le zone climatiche e viene attualmente prodotta dalle zone desertiche del Perù fino a climi nordici dei paesi baltici, dall’Africa all’Inghilterra e negli Stati Uniti (il maggior produttore mondiale) dalla calda Florida al continentale New Jersey.
La tipologia di mirtillo adatta per il clima austriaco è la “Northern Highbush”, che presenta un’ampia scelta di varietà dalle più precoci (che vanno in produzione da luglio) alle più tardive. Le varietà più diffuse sono Duke, Draper, Aurora, Bluecrop, Cargo, Elliott, Last Call, Liberty, Top Shelf.
Un fattore importante nella decisione di investimento deve essere la tipologia di terreno, che per il mirtillo deve avere un’acidità elevata, compresa tra 4,5 e 5,5. Se il terreno non soddisfa queste caratteristiche è necessario ricorrere alla coltura in vaso, la cui tecnica ormai è ben collaudata e che permette di produrre mirtilli tramite un apporto controllato di nutrienti su un substrato come la torba e la fibra di cocco, contenuto in vasi o sacchi.
La potatura invernale è una fase importante per garantire alle piante di mirtillo una produzione di buona qualità e pezzatura. Deve essere fatta ogni anno per evitare l’eccessiva crescita della pianta e costruire una forma ottimale del cespuglio per massimizzare la quantità e minimizzare i costi di raccolta.
La pianta di mirtillo entra in produzione dopo 1-2 anni, anche se è meglio contenere la produzione nei primi 2-3 anni per permettere uno sviluppo ideale della pianta. Dopo 5-6 anni la pianta arriva alla produzione piena che è di circa 5 kg. Normalmente in un ettaro si piantano da 2200 a 3000 piante.
Conclusioni
La produzione austriaca di mirtilli, in crescita negli ultimi anni, si inserisce in un trend mondiale in cui stanno aumentando a tassi molto elevati sia le quantità prodotte che i consumi. Il panorama globale cambia molto velocemente con la continua ascesa di nuovi paesi produttori (sia in Europa che nell’Emisfero sud) che, grazie all’elevata adattabilità alle diverse condizioni pedo-climatiche, possono produrre senza particolari difficoltà praticamente in qualsiasi clima.
Mentre il mirtillo risulta interessante per i produttori austriaci sia come sostituzione di colture non più redditizie che come integrazione del reddito familiare, rimangono da valutare le prospettive della produzione austriaca in confronto all’aggressiva presenza degli altri paesi produttori, molto competitivi come prezzi, stagionalità, varietà, disponibilità. Se il mirtillo austriaco saprà costruirsi segmenti di mercato esclusivi, al riparo della concorrenza, ci sarà spazio nei prossimi anni per centinaia di nuovi ettari a mirtillo anche in Austria.
Ma questa condizione richiede necessariamente una serie di fattori: un coordinamento della filiera (dal vivaio al supermercato) per aumentare la consapevolezza dei consumatori austriaci, la volontà dei produttori di investire su varietà non solo belle e produttive ma anche gradite ai consumatori (che apprezzano innanzitutto un mirtillo gustoso e sano) e la collaborazione con gli altri produttori mondiali, che possono contribuire efficacemente allo sviluppo del mercato nazionale.