Con un’iniziativa senza precedenti l’associazione inglese di produttori di fragole e piccoli frutti British Berry Growers ha denunciato le catene di supermercati per il loro scarso sostegno alla filiera nazionale di produzione, evidenziando le discrepanze tra le quote di mercato degli alimentari e la quantità di berries britannici acquistati.
Nick Marston, presidente dell’associazione che raccoglie il 95% dei produttori britannici di berries, è stato intervistato dal Financial Times per spiegare come la coltivazione dei piccoli frutti e fragole non sarà redditizia finché i rivenditori non pagheranno ai coltivatori la loro giusta quota.
Aumentano i prezzi ma non i ricavi dei produttori
Nonostante l’aumento medio dell’11% del prezzo delle fragole al chilo registrato lo scorso anno, i rivenditori hanno continuato a pagare ai coltivatori gli stessi prezzi nel 2022 e nel 2023.
L’associazione afferma che i dati di Kantar mostrano che i supermercati hanno aumentato il prezzo medio dei berries dell’11% per i consumatori nella stagione britannica 2022, da maggio a settembre. Tuttavia, i membri del BBG affermano che gli aumenti dei prezzi in negozio delle loro fragole non sono stati trasferiti ai produttori nel 2022.
Nel 2024 ci saranno meno fragole britanniche negli scaffali
Marston ha invitato il governo e i rivenditori a sostenere la filiera britannica dei piccoli frutti, prima che i clienti inizino a vedere meno prodotto locale sugli scaffali. “I coltivatori non stanno facendo soldi. Se non possono trarre profitto, lentamente smetteranno di farlo”, ha dichiarato.
Marston, è intervenuto anche alla trasmissinoe Farming Today della BBC Radio 4 chiedendo ai supermercati un prezzo più equo. “I coltivatori hanno visto un aumento del 30% dei costi di produzione negli ultimi tre anni”, ha detto. “Le fragole hanno registrato un aumento del rendimento pari allo zero per cento… e lo stesso vale anche per le altre colture di bacche”.
Marston ha sottolineato che i coltivatori sono stati costretti a ridurre il numero di piante di fragole nelle loro aziende e che se questa riduzione dovesse continuare, il settore si ridurrà. Per il 2024 è previsto un calo dell’8% della produzione di fragole britanniche, pari a circa 9 milioni di confezioni in meno.
Secondo quanto ha dichiarato Marson al Financial Times i produttori si stanno orientando sempre più verso i mercati di esportazione, dove i ricavi sono maggiori. In un sondaggio effettuato dal quotidiano economico britannico, l’export di fragole e piccoli frutti è previsto aumentare di 4 volte nel 2023 rispetto al 2022.
La GDO inizia a reagire
Andrew Opie, del British Retail Consortium che riunisce le principali insegne britanniche della distribuzione al dettaglio, ha dichiarato che “i supermercati stanno acquistando una larga maggioranza degli alimentari dal Regno Unito e che il prodotto locale è pagato più di quello di importazione; ciononostante anche i supermercati sono sotto pressione con i costi e stanno facendo enormi sforzi per limitare gli aumenti in un contesto economico dove le tante famiglie faticano ad arrivare a fine mese.”
Dominic Morrey, direttore commerciale per gli alimenti freschi e le materie prime di Tesco, la scorsa settimana ha dichiarato alla commissione per il settore orticolo dei Lords che “la redditività dei nostri coltivatori è di fondamentale importanza” ed è nell’interesse del rivenditore che i coltivatori ricevano una “giusta remunerazione”. Ha dichiarato che il più grande supermercato britannico ha lavorato duramente per assicurarsi che i rapporti con i fornitori fossero “reciprocamente sostenibili”.
I dati pubblicati dall’associazione
In un’ottica di maggiore trasparenza, BBG pubblica ora i dati di vendita settimanali dei suoi coltivatori per rivelare quali sono i supermercati che sostengono maggiormente i berries britannici. I dati saranno pubblicati ogni mercoledì durante la stagione estiva del Regno Unito e sono presentati in due modi.
In primo luogo, le tonnellate totali di bacche britanniche vendute ai supermercati del Regno Unito dai membri del BBG e, in secondo luogo, la percentuale di bacche britanniche vendute rispetto alla quota di mercato alimentare di quel supermercato.
Insieme, i grafici settimanali forniscono un quadro accurato di quali sono i rivenditori che sostengono maggiormente i berries freschi britannici.
Ad esempio, sebbene la scorsa settimana (n.d.r. la settimana dal 24/07/23 al 30/07/23) Tesco abbia acquistato il maggior numero di piccoli frutti britannici (1.361,6 tonnellate) rispetto a qualsiasi altro supermercato del Regno Unito, ciò equivale al 23,9% di tutti i piccoli frutti britannici venduti, una percentuale inferiore alla sua quota di mercato del 27,1%.
Asda ha registrato la maggiore discrepanza tra la sua quota di mercato grocery (13,7%) e la percentuale di tutti i piccoli frutti britannici venduti ai supermercati del Regno Unito (5,5%) negli ultimi grafici dei dati della stagione estiva.
Al 20 luglio 2023, Lidl era il più grande supermercato in cima alle classifiche per il totale dei berries venduti rispetto alla loro quota di mercato, seguito da Aldi, Waitrose e Co-op.
Nick Marston, presidente del BBG, ha dichiarato che la pressione sull’industria britannica dei berries ne sta seriamente minacciando le prospettive future. “Se non affrontiamo questa disconnessione, i coltivatori di bacche britannici inizieranno a ridurre il numero di bacche che coltivano o a uscire completamente dal settore, perché non sono in grado di realizzare un profitto.”
“Ecco perché abbiamo deciso di pubblicare i dati sulle vendite al dettaglio raccolti dai nostri membri, in modo che il pubblico britannico possa vedere quali sono i rivenditori che sostengono maggiormente l’industria britannica dei berries. “Vogliamo far luce sulle migliori pratiche dei rivenditori e incoraggiare i consumatori a sfidare i loro supermercati a rifornirsi di piccoli frutti britannici ogni volta che è possibile”.
Per patate e cipolle qualcosa si sta muovendo
Negli stessi giorni il supermercato britannico Morrisons annunciava l’avvio di un accordo con i produttori di patate e cipolle, con un investimento di £ 2 milioni, per garantire agli agricoltori la copertura integrale dei costi di produzione.
Forse il Regno Unito sta dando così l’inizio a un nuovo rapporto tra produzione e distribuzione, creando un precedente a cui anche altri retailer potranno fare riferimento.
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