Pochi frutti come i gelsi riescono a risvegliare nell'animo sensazioni così piacevoli e profonde. Sarà forse la loro deperibilità che li rende disponibili solo in alcuni luoghi e in certi momenti dell'anno, sarà il loro gusto così dolce e aromatico. Il gelso riporta alla mente e al cuore ricordi di tempi antichi, quando la frutta era un'esperienza legata principalmente alla campagna, alla natura.
I gelsi, frutto antico
Ce ne ha parlato, sulla base della sua esperienza personale, Teresa Diomede, un'imprenditrice agricola molto attenta alle tradizioni, appassionata del suo territorio e dei frutti delle sua campagna nella fertile terra di Rutigliano (Bari). L'agricoltura è il suo lavoro ma anche la sua passione e Teresa lo dimostra in questa intervista che ha concesso a Italian Berry.
Dove nasce la tua passione per i gelsi?
In tutti i terreni che la mia famiglia possedeva, papà piantava alberi da frutto ed ulivi così da avere, oltre la coltivazione della vite da tavola utile al sostentamento e alla crescita dell'economia della famiglia, anche frutti per la tavola di casa.
Alberi da frutto ripetuti per ogni appezzamento perché già si pensava ad una divisione futura tra noi figli e al fatto che ognuno potesse, in futuro, godere della produzione propria di ciliegie, fichi fioroni, fichi d'India, pesche ed anche gelsi.
Nella divisione avvenuta ormai da molti anni, la mia parte di azienda è quella che possiede più alberi ancora in vita, piantati da nostro padre.
Quali alberi ti sono rimasti tra quelli piantati da tuo padre?
Le ciliegie molte le ho dovute togliere perché impedivano la nuova tecnica di impianto delle viti da tavola. Ho diminuito gli alberi di ulivo perché si erano ammalati ed ho perso improvvisamente l'albero maestoso di fichi fioroni che era cresciuto nei pressi di uno dei pozzi artesiani dell'azienda.
In questo periodo dell'anno arrivano a maturazione, oltre a una rara varietà di piccole pesche chiamate “della Maddalena”, profumate ma molto delicate, gli alberi di ciliegie dell'ormai estinta varietà Montefurio ed anche i due maestosi alberi di gelsi bianco e rosso, quest'ultimo particolarmente raro.
I tuoi gelsi maturano proprio in questo periodo.
Sì, e seppur tante volte entrambi trascurati dalla potatura e dall'irrigazione, ogni anno ci regalano un eccezionale carico di frutti ma che spesso non riusciamo a raccogliere tutti perché il vento forte, la pioggia ed il caldo, danneggiano le delicatissime bacche facendole cadere dall'albero.
Qualche volta ho provato a metterci una rete sotto, come si usa fare per le olive, ma data la delicatezza del gelso, i frutti proprio non resistono per molto tempo una volta staccati dall'albero.
Appena maturi devono essere consumati, tu come li raccogli?
Mi tingo le mani ogni volta che vado per mangiarle così, direttamente da sotto l'albero che, per via dell'enorme fogliame, mi tiene anche al fresco in particolare in questi giorni così assolati.
Dolci e golosi, li raccolgo qualche volta con una tecnica antica, quella di scuotere i rami dell'albero con sotto un ombrello aperto al contrario per accogliere i frutti. Una tecnica ora copiata da qualche decennio per la raccolta delle olive, ovviamente con un ombrello e scuotitore di dimensioni tali da abbracciare l'intera chioma.
Come consigli di consumare i gelsi?
I gelsi piacciono a tutti, belli freschi di frigorifero anche se non vengono consumati in grandi quantità perché per la dolcezza di cui sono fatti, si teme sempre che possano fare ingrassare o nuocere a chi ha problemi di diabete.
Il gelso che io preferisco è quello rosso. Papà ne mangiava tanti, addirittura li gustava con un cucchiaio come fosse una macedonia di frutta.
Di tutti gli alberi che papà ha piantato per la famiglia, i gelsi sono quelli a cui tengo particolarmente per i ricordi sensoriali che mangiandoli mi risvegliano.