15 mag 2023

Biologico, mirtillo tra criticità e miglioramenti

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In Italia il mirtillo biologico fa ancora parte di un contesto di “nicchia” con molte difficoltà e criticità rispetto a quello convenzionale. tuttavia, i produttori e gli operatori si stanno interfacciando sempre più verso tecniche più innovative e ecosostenibili.

A questo proposito per Italian Berry ha parlato Andrea Ferrato dell'Azienda Ag. Bioferrato, con sede a Revello (CN).

Come si inserisce il mirtillo all'interno del contesto biologico?

“Per quanto ci riguarda, coltiviamo 4 ettari di mirtilli e abbiamo constatato che è una coltura che si presta bene a questo tipo di lavorazione. Con tutte le preoccupazioni che ci sono state riguardo alle scorte d'acqua quest'anno, possiamo dire che non sono state totalmente rivolte al mirtillo. Siamo stati in grado di raccogliere anche qualche anno fa, nel 2020, quando qui c'è stata una gelata storica: parliamo di una raccolta intorno all'80% del prodotto”.

Andrea Ferrato

Quali sono alcune delle criticità che si affrontano quando si parla di biologico?

“Se parliamo di criticità in generale, viene da sè che nel biologico dobbiamo far fronte a problematiche che nel convenzionale non destano nemmeno preoccupazione, questo per ovvi motivi. Parliamo di una serie di metodi e tecniche differenti, spesso anche meno efficaci se comparate all'aiuto che danno determinati prodotti nel comparto convenzionale. Di contro, diventa molto importante la puntualità delle operazioni e un determinato tipo di studio e di monitoraggio delle fasi fisiologiche del raccolto”.

Parlando di mercato invece, come si prevede l'andamento del segmento biologico?

“A livello commerciale il comparto biologico sta affrontando alcune sfide, soprattutto per quanto riguarda i periodi di produzione. Sono molte le spinte dall'estero, la finestra di mercato si assottiglia sempre di più. Dal lato GDO, invece, possiamo contare sempre più su spazi ridimensionati, pertanto anche in termini di visibilità non possiamo parlare di miglioramento”.

Con quali modalità è necessario lavorare per dare concretezza ad un miglioramento?

“Noi produttori di biologico non dobbiamo assolutamente disperare. Ci fa bene ragionare dietro a tutta questa cortina di fumo che si è creata. Dobbiamo essere convinti di quanto fatto e procedere aumentando e consolidando le nostre conoscenze. A mio avviso sarà di grande importanza anche la creazione e la diffusione di un network forte e coeso, soprattutto se stabilito direttamente tra le aziende e i consumatori. Nel biologico il vero valore è proprio quello di creare legami. Solo in quel modo diverrà possibile far passare a chi acquista le dinamiche del nostro lavoro, rivalutando anche in questo modo la questione del prezzo”.

“Il biologico deve necessariamente tornare alla mentalità di qualche anno fa. A livello legislativo si sta lavorando molto, ma si sta premendo forse un po' troppo sull'acceleratore. Così si rischia di compromettere tutto: il biologico non è una moda del momento”.

Simile al contesto biologico, ma con qualche specificità in più, è invece la questione del biodinamico. Se con il biologico parliamo di un minor utilizzo di prodotti per una coltivazione più ecosostenibile, con il metodo biodinamico si parla invece di una vera e propria diminuzione radicale dei prodotti, lasciando spazio invece a una rivalutazione dell'importanza del terreno e della concimazione.

“Se parliamo da un punto di vista strettamente legato alla questione prodotti, è vero che molti vengono vietati per una coltivazione biologica, ma è anche vero che ormai non sono più necessari ” dice Stefano Mellano, titolare dell'Azienda Agr. Mellano Stefano con sede a Scarnafigi (CN). “Per quanto riguarda le drupacee, poi, con il sistema biodinamico parliamo davvero di un grande miglioramento”.

Stefano Mellano

A confronto con il metodo di coltivazione biologica, in cosa differisce il biodinamico?

“Come detto, c'è una radicale diminuzione dell'utilizzo di prodotti durante i processi di coltivazione. L'attenzione viene posta principalmente sul terreno e soprattutto sulla preparazione di concimi adeguati. Noi prepariamo il cumulo un anno per l'altro, del resto è necessario comprendere e accettare che le piante si autoregolano anche in maniera autonoma. Questa alternanza di anni produttivi può essere mediata dalle tecniche di potatura, ma tolto questo le piante regolano autonomamente la produzione di prodotto anche in base alle annate precedenti”.

“Un aspetto molto importante è anche quello legato alle malattie delle piante. Se nel convenzionale si usano principi attivi per le malattie, qui si parla di processi e prodotti naturali, soprattutto tramite l'utilizzo del terreno stesso. Nel biodinamico si inducono le piante a difeendersi tramite fertilizzante. Sta a noi preparare un buon cumulo per l'anno successivo e assicurare che la pianta produca al meglio delle possibilità”.

“Per quanto ci riguarda, i nostri controlli parlano chiaro. Durante le analisi effettuate sul terreno siamo passati a livelli di azoto dal 40% allo 0%. Questo secondo noi è un segno tangibile di miglioramento, soprattutto per i mirtilli, dove il biodinamico può davvero fare la differenza di qualità”.

Come si inserisce il biodinamico all'interno di un contesto di mercato?

“Purtroppo il biodinamico è un tipo di segmento che al momento viene pienamente valorizzato solo nei paesi esteri, soprattutto in Germania. Lì parliamo di quantitativi davvero elevati, con una valorizzazione non solo a livello di comunicazione del prodotto ma anche a livello di scaffale. Nel nostro caso, come per il biologico, se si presenta sovrabbondanza di prodotto sappiamo che sarà da destinarsi ad un segmento convenzionale o biologico”.


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