Il Perù è sulla buona strada per battere il proprio record di esportazioni di mirtilli, con oltre 400.000 tonnellate previste per la stagione 2025/2026, pari a un incremento del 25% rispetto all’anno precedente.
Dietro a questo ottimismo c’è una traiettoria netta: dal 2016, il settore peruviano dei mirtilli è cresciuto a un tasso medio annuo del 30%, grazie a un maggior numero di ettari coltivati, varietà migliorate e una forte domanda estera.
Ma questa crescita sta iniziando a mostrare segni di tensione.
Impatto climatico e logistica
Nel 2023, El Niño ha avuto un impatto significativo sul raccolto peruviano di mirtilli, riducendo le esportazioni di oltre il 40%.
La carenza ha fatto schizzare i prezzi in diversi mercati, in alcuni casi raddoppiandoli.
Nel 2024 la situazione è migliorata, ma non senza difficoltà: molti produttori hanno ritardato la potatura per permettere alle piante di recuperare, alterando così il calendario di raccolta e concentrando un volume eccessivo in un arco di tempo troppo breve.
Questa concentrazione ha messo in evidenza forti criticità nel sistema logistico peruviano.
Raccolta e criticità
Durante il picco della raccolta del 2024, il Perù ha esportato per tre settimane consecutive oltre 24 milioni di chili (24.000 tonnellate) a settimana.
Un volume simile mette sotto pressione le catene di approvvigionamento.
Luis Miguel Vegas, direttore generale di Proarándanos, ha avvertito: «Se continuiamo a crescere senza allungare il periodo di raccolta, il sistema collasserà».
I colli di bottiglia non hanno riguardato solo camion e celle frigorifere, ma anche porti, container e manodopera.
Nuove varietà e strategia
Per gestire meglio i carichi e ampliare la finestra di raccolta, il Perù sta puntando con decisione su nuove varietà di mirtilli.
Le varietà tradizionali, come Ventura e Biloxi, che hanno alimentato la crescita iniziale, stanno lasciando il posto a opzioni più adattabili come Sekoya Pop e Mágica, capaci di resistere meglio alla variabilità climatica e di scaglionare i periodi di fruttificazione.
Queste varietà di nuova generazione rappresentano ormai circa il 60% della superficie coltivata a mirtilli in Perù, segnando un cambio strategico fondamentale: non solo produrre di più, ma produrre in modo più intelligente.
Mercati e distribuzione
Gli Stati Uniti restano il principale acquirente, assorbendo oltre il 55% delle esportazioni di mirtilli peruviani.
Ma lo sguardo si sta spostando a est: grazie a miglioramenti logistici, incluso il nuovo porto di Chancay che riduce di 10 giorni i tempi di spedizione verso l’Asia, le esportazioni verso la Cina dovrebbero aumentare di 6 punti percentuali.
Vegas ha inoltre sottolineato la strategia di diversificazione: deviare parte delle spedizioni dai porti sovraccarichi, come Callao, ed evitare destinazioni instabili come Philadelphia, dove recenti scioperi portuali hanno causato interruzioni.
Prospettive e sfide
La produzione peruviana cresce del 30% all’anno, ma il consumo in mercati chiave come gli Stati Uniti aumenta di meno del 10%.
Questo squilibrio potrebbe portare a una pressione sui prezzi, a meno che non si crei nuova domanda.
Per restare competitivi, il Perù deve investire pesantemente in marketing internazionale, espandere la presenza in nuovi mercati e rafforzare il proprio marchio Paese.
Senza queste mosse, anche frutti di alta qualità rischiano di non mantenere prezzi premium in mercati saturi.
Il boom dei mirtilli in Perù è un caso esemplare di ambizione agricola, crescita rapida, innovazione e proiezione globale.
Ma aumentare la produzione è solo metà della sfida: la vera prova ora è costruire sistemi, logistica e domanda per sostenerla.
Come ha detto Vegas: «Stiamo crescendo in fretta. Ma se vogliamo restare al vertice, dobbiamo crescere in modo più intelligente, non solo più grande».
Fonte testo e immagini: agronometrics.com