Una nuova ricerca ha dimostrato che l’irradiazione con raggi UV-C è paragonabile all’anidride solforosa (SO₂) per mantenere la qualità post-raccolta dei mirtilli.
La pratica standard di fumigazione con SO₂ è sempre più sotto pressione da parte dei mercati a causa delle preoccupazioni legate ai residui e ai possibili effetti negativi su individui sensibili ai solfiti. “Ma è difficile fare meglio dell’SO₂, perché è molto efficace”, afferma Carl Schulenburg.
Schulenburg è alle fasi finali del suo master su UV-C come alternativa all’SO₂. Il progetto, finanziato da BerriesZA, è guidato dalla professoressa Lise Korsten del Dipartimento di Scienze delle Piante e del Suolo dell’Università di Pretoria.
Cosa è stato fatto?
Schulenburg ha ottenuto mirtilli da un’azienda agricola commerciale subito dopo la raccolta e ha condotto due prove di laboratorio.
Nella prima, ha disinfettato la superficie delle bacche e le ha inoculate con spore di botrite. Alcuni dei frutti infetti sono stati trattati con UV-C o SO₂, e lo sviluppo della muffa grigia è stato confrontato con un gruppo di controllo non trattato, dopo 21 giorni di conservazione a 4 °C.
La seconda prova ha seguito lo stesso schema, ma senza inoculare artificialmente i mirtilli: si è basata sulle infezioni naturali presenti nei frutti raccolti.
Oltre a valutare lo sviluppo della muffa, Schulenburg ha analizzato i meccanismi di difesa delle bacche e la qualità del frutto (consistenza, peso, pH e solidi solubili totali).
I risultati
Sia i trattamenti UV-C che quelli con SO₂ hanno ridotto in modo significativo l’incidenza e la gravità della muffa grigia nei frutti inoculati rispetto ai controlli non trattati.
Circa il 60% dei frutti non trattati ha sviluppato muffa, contro solo il 10–15% di quelli trattati. Non sono emerse differenze significative tra UV-C e SO₂.
Risultati simili sono stati osservati anche nei frutti con infezioni naturali: mentre il 40–50% dei mirtilli non inoculati e non trattati ha sviluppato botrite, meno del 10% dei frutti trattati con UV-C o SO₂ ha mostrato segni di muffa.
Schulenburg ha inoltre rilevato che il trattamento UV-C ha aumentato gli antiossidanti e attivato i meccanismi di difesa delle bacche.
Prospettive future
“Gli UV-C agiscono sia direttamente che indirettamente sulle spore,” spiega Schulenburg. “L’irradiazione inibisce direttamente le spore, ma stimola anche le difese della bacca, creando un ambiente sfavorevole alla germinazione.”
Non sono stati osservati effetti negativi sui parametri di qualità del frutto analizzati.
Schulenburg ha testato solo due cultivar nei suoi esperimenti e sottolinea la necessità di estendere la sperimentazione ad altre varietà, poiché caratteristiche come lo spessore dello strato ceroso possono influenzare l’efficacia del trattamento.
Le prove sono state eseguite interamente in laboratorio e dovranno essere replicate in una centrale di confezionamento. “Anche se non abbiamo implementato il trattamento in una pack house, il protocollo UV-C è stato progettato proprio per studi futuri in quel contesto,” afferma.
Il trattamento con UV-C può essere integrato nei flussi di lavoro già esistenti delle centrali di confezionamento. Schulenburg ha identificato una finestra temporale in cui i frutti possono essere esposti a una dose efficace di radiazione.
L’irradiazione UV-C è già impiegata commercialmente per sterilizzare ortofrutta all’estero. I risultati di Schulenburg confermano che può essere una soluzione valida anche per le centrali di confezionamento sudafricane di mirtilli.
“C’è ancora molto da studiare,” conclude, “ma è entusiasmante sapere che esiste una possibile alternativa alla fumigazione con SO₂.”
Fonte testo e immagine: berriesza.co