20 feb 2024

Piccoli frutti: secondo Carlo Lingua ci sono ottime prospettive per i consumi ma ci vuole più coraggio

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“Continua per le famiglie italiane il clima positivo per i piccoli frutti: adesso ci vuole più coraggio per spingere ulteriormente i consumi con maggiore enfasi su gusto e formati”: Carlo Lingua, amministratore delegato di RK Growers, commenta così i dati semestrali sui consumi di berries in Italia, aggiornati da Italian Berry – GfK al 31/12/2023 in questa intervista esclusiva a Italian Berry.

Come valuta il 2023 per i consumi italiani di piccoli frutti?

I principali prodotti della categoria stanno mostrando un trend positivo che rispecchia quanto sta succedendo a livello globale, con consumi che si stanno attivando anche in paesi dove fino a poco tempo fa i piccoli frutti non erano conosciuti.

Quali sono i principali fattori che stanno guidando questo trend in aumento?

La qualità gustativa è un aspetto cruciale per fidelizzare il consumatore e generare acquisti ripetuti: è dimostrato che basta l’acquisto di un cestino deludente e il consumatore ferma gli acquisti fino a 6 settimane, con un impatto molto negativo su tutta la filiera.

Anche i benefici salutisti sono chiari per i consumatori, che sanno che i piccoli frutti sono una fonte ineguagliabile di composti preziosi come vitamine vitamine (A, D ed E), acido folico, minerali (ad esempio fosforo, potassio e magnesio).

L’Italia quando arriverà ai consumi del Regno Unito, dove il settore fragole e berries conta quasi 2 miliardi di spesa delle famiglie?

Sono ottimista che anche l’Italia arriverà a questi livelli di consumo ma dobbiamo essere più aperti al cambiamento e alle innovazioni per continuare a crescere dagli attuali 600 milioni di spesa. Ad esempio c’è troppa prudenza sui formati: occorre passare dal 125g ai formati superiori come 250g o 400g per potere generare più vendite.

Anche sulla comunicazione al consumatore ci sono molti spazi di miglioramento: basterebbe ad esempio una maggiore attenzione alle varietà, anche in etichetta.

Quali sono le principali criticità sugli scaffali?

Ci sono due aspetti diversi ma collegati: da un lato i prezzi di vendita al consumatore e i margini, dall’altro una gestione carente del prodotto a scaffale, che spesso sparisce a fine giornata o compare con ritardo dopo l’apertura dei punti vendita.

Questi due aspetti possono essere visti come due facce della stessa medaglia e denotano una sottovalutazione del potenziale della categoria.

Carlo Lingua vive in prima persona anche tutte le dinamiche dei produttori, che in questi anni stanno vivendo tempi difficili.

Innanzitutto i produttori di piccoli frutti in Italia stanno subendo una forbice troppo elevata tra prezzi a scaffale e costi di produzione.

Le caratteristiche del nostro prodotto lo rendono estremamente sensibile alle dinamiche della manodopera, che in questi anni ha rappresentato un problema sia dal punto di vista della reperibilità che da quello della qualità del lavoro svolto. Nel 2023 abbiamo avuto un miglioramento nella qualità della manodopera ma ancora fatichiamo a raggiungere livelli soddisfacenti.

L’elevate incidenza dell’imballaggio nei formati piccoli si fa sentire specialmente quando, come negli ultimi anni, si registra un aumento dei costi del packaging e dei materiali, che si assomma agli incrementi subiti per gli input agricoli (fertilizzanti e antiparassitari).

In conclusione ci sono ancora margini per guardare con ottimismo al futuro dei piccoli frutti in Italia?

Certamente, abbiamo ancora un grande potenziale inespresso sia come quantità dei consumi, come qualità del prodotto e come professionalità dell’intera filiera, per portare al consumatore i piccoli frutti che cerca per il loro gusto e i loro benefici.


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