Il Summit IBO 2025 a Città del Capo, in Sudafrica, è arrivato dopo anni intensi per il settore, assumendo così un significato particolare. Abbiamo imparato il concetto di ubuntu, “io sono perché noi siamo”, un principio che descrive perfettamente ciò di cui oggi ha bisogno il comparto del mirtillo: un’industria consapevole che il futuro dipende dalla collaborazione attiva, dall’allineamento degli interessi e dal funzionamento come una rete globale che impara, condivide e diventa più forte insieme.
Durante la mia partecipazione a un panel, ho ricordato un altro Summit, nel 2015, a Coffs Harbour, in Australia, quando David Hughes disse qualcosa che oggi risuona ancor di più: “Non lasciate che i mirtilli facciano la fine delle banane”. Sembrava una battuta, ma conteneva un avvertimento: se tutti producono la stessa cosa nello stesso modo, i mirtilli diventano generici. Dieci anni dopo, quella riflessione è più attuale che mai.
L'evoluzione dell'industria
L’emisfero sud è stato la forza trainante della crescita globale nell’ultimo decennio. Il Cile, che guidò la prima era dei mirtilli, fu il primo a dimostrare che questo settore poteva svilupparsi in modo moderno, competitivo e sostenibile. Argentina e Uruguay si unirono a quel primo slancio, poi il Perù prese la guida, portando l’industria a una nuova scala. Capacità produttiva, efficienza logistica e complementarietà regionale hanno ridisegnato la mappa dei consumi globali. I mirtilli non sono più un prodotto stagionale: sono disponibili tutto l’anno. La domanda è cresciuta, ma oggi la sfida è diversa: continuare a crescere con intelligenza e con un obiettivo condiviso.
Secondo RaboResearch, la divisione di ricerca di Rabobank (2025), tra il 2010 e il 2024 le importazioni statunitensi di mirtilli sono triplicate, mentre quelle dell’Unione Europea (UE-27) sono raddoppiate, senza un crollo dei prezzi. La domanda globale non solo ha assorbito un aumento storico dell’offerta, lo ha fatto senza erodere valore. Come ripetono spesso i retailer, “se non è sullo scaffale, non esiste”. La presenza costante dei mirtilli sugli scaffali per tutte le 52 settimane dell’anno è stata decisiva per consolidare le abitudini dei consumatori.
Nuove sfide e strategie
Lo stesso rapporto mostra però che il mercato statunitense resta altamente concentrato: il 10% dei buyer genera il 46% delle vendite, e il 5% ne genera il 35%. Un segnale chiaro: c’è spazio per crescere in penetrazione, non solo in volume. Ampliare la base degli acquirenti, diversificare i canali e raggiungere nuovi segmenti sarà essenziale per garantire una crescita sostenibile e più inclusiva negli Stati Uniti.
Crescere la domanda tramite pressione dell’offerta è possibile, ma è il modo più costoso e meno strategico per farlo. Ogni periodo di sovrapproduzione può aumentare i consumi e raggiungere nuovi pubblici, ma a scapito della redditività. È crescita per impulso, non per strategia. La via sostenibile è l’opposto: costruire prima la domanda che poi verrà fornita. L’offerta forte di oggi dovrebbe ispirare la domanda di domani, non forzarla.
Fonte: internationalblueberry.org

