07 mag 2025

Contraddizione fragola: cresce la domanda, cala l’offerta

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La fragola è sempre più richiesta dal mercato, ha allungato la sua presenza e l’origine italiana è presente 12 mesi l’anno. Un frutto accattivante anche per i più piccoli, strumento che lega le nuove generazioni alla frutta. E il prodotto nazionale piace anche all’estero.

Bene? Non proprio. Il problema è in campo dove, si è visto nei primi mesi del 2025, sono mancate quote di produzione. Conseguenza: quotazioni altalenanti.

Serve più ricerca e più strumenti per renderla più veloce e quindi più reattiva rispetto alle esigenze del mercato. Questi, alcuni, dei temi che hanno animato la tavola rotonda in Berry Area, all’interno di Macfrut a Rimini, organizzato da Italian Berry insieme con Crea e dedicata a “Fragola 2025: il punto sulla stagione italiana”.

E ora la fragola italiana si vende all’estero

Si è parlato spesso di forte presenza del prodotto spagnolo nel mercato italiano, ma oggi l’origine italiana si è estesa notevolmente e supera i nostri confini. Un bel salto come ha sottolineato Pietro Ciardiello di Italia Ortofrutta: “L’export vale il 50% della produzione, grande successo su linee strategiche come trasformato e baby food dove la fragola italiana si sta confermando come un’origine affidabile e sostenibile.

Rimangono le criticità, principalmente sulla carenza di manodopera in campagna”. Un estrema sintesi dove risaltano i progressi del frutto rosso, pur in una situazione difficile lato manodopera e cambiamento climatico.

Un 2025 dove è mancato il prodotto

Lo sbilanciamento tra produzione e domanda viene evidenziato da Carmela Suriano, di Nova Siri Genetics: “L’eliminazione di alcuni principi fitoiatrici ha determinato un calo della resa produttiva: 11% in Spagna e 14% in Italia. A fronte di una domanda crescente, abbiamo una riduzione dei quantitativi prodotti.

In Basilicata mentre le superfici stanno aumentando sono diminuite le rese e quindi la produzione. Questa difficoltà parte dal vivaismo, dove ci sono problemi sia di rese produttive che di variabilità nelle rese e nei tempi a causa delle oscillazioni meteo, e arriva fino alla Gdo che ha difficoltà crescenti a soddisfare le esigenze di una domanda regolare e crescente”.

Nonostante il periodo critico “Le nostre varietà, in un anno difficile come questo, hanno dato risultati molto positivi. Sono nuove cultivar con buone performance produttive anche in presenza di notevoli sbalzi climatici.

In particolare, Marimbella ha permesso di non fermare la produzione anche in presenza di sbalzi di temperatura di 10-15° C (50-59° F) nel corso della stessa giornata”.

Accelerare la ricerca, anche con l’AI

Federico Stanzani, direttore Civ (Consorzio italiano Vivaisti) ha ripreso quello che ha sottolinea la Suriano: “E ‘fondamentale combinare le new breeding techniques con l’AI. Abbiamo delle richieste da parte della Gdo e dei consumatori ai quali riusciamo a dare seguito solo in 5-7 anni: dobbiamo cercare di ridurre questi tempi di sviluppo”.

Accorciare le tempistiche, questo l’obiettivo.

Spagna in sofferenza, ma la genetica aiuta

E in Spagna, anzi a Huelva, capitale della fragola spagnola? Il diario 2025 è compilato da Francisco del Rosal, tecnico della cooperativa Cuna de Platero. Parliamo del 10% dei 650 ettari e circa 100 produttori.

“L’annata è stata molto difficile, molto diversa dagli anni precedenti: dopo anni di mancanza di pioggia quest’anno le precipitazioni abbondanti hanno creato una disponibilità molto altalenante. Complessivamente la produzione è stata simile all’anno scorso grazie alla genetica”.

La strategia è quella della diversificazione: “Più varietà con differenti caratteristiche, piantiamo oltre 10 varietà per garantire una fornitura regolare”. Il metodo funziona visto che ”prevediamo che l’annata si prolungherà più dell’anno scorso”.

Se c’è qualità, c’è prezzo

Mirko Zanelli, direttore commerciale di Apofruit, allunga lo sguardo in reparto. “Occorre partire da una grande verità: il consumatore è disponibile se si trova di fronte a una qualità certa, costante, che rispetta la promessa e non è così attaccato al prezzo come spesso crediamo.

Il mercato è quindi ricettivo e può rispondere alle esigenze di tutta la filiera. Valorizzare il prodotto legandolo al territorio come Basilicata e Romagna. Anche l’Europa riconosce salubrità, continuità e qualità alla fragola italiana”.

Una estrema sintesi ma chiara: se la qualità è buona il prezzo diventa congruo.

Che fare?

Criticità e opportunità sono chiare e ben illustrate dai protagonisti del settore che come sottolinea Carmela Suriano: “devono vedere rispettata la loro esigenza. Tutti devono avere i giusti benefici”.

Serve un buon prodotto, attenzione alla shelf life per il mercato del Nord Europa; con “traguardo finale il sapore, l’aroma, la succosità, il colore, la brillantezza”.

Si può fare, ma come dice Pietro Ciardiello: “In Italia dobbiamo imparare a fare sistema e rispettare il lavoro degli altri. In dieci anni abbiamo fatto dei progressi molto importanti: ci sono fragole italiane che funzionano bene. E’ necessario fare sistema”.

Un esempio: “Abbiamo una collaborazione con il Crea per cercare soluzioni alla sanità della produzione (suoli e piante). È necessario collaborare anche tra produttori di diversi paesi: i problemi sono gli stessi e dobbiamo muoverci insieme”.

Neanche con le fragole “nessuno si salva da solo” come diceva Papa Francesco.

Gian Basilio Nieddu


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