British Berry Growers (BBG) ha pubblicato un nuovo report indipendente che evidenzia le principali sfide affrontate dal settore e sostiene la necessità di investimenti futuri per permettere all’industria di esprimere tutto il suo potenziale.
Il report, intitolato The British berry industry in focus, è stato realizzato dalla rinomata società di consulenza Ernst & Young (EY). Si tratta dell’analisi più completa mai condotta sull’industria britannica dei piccoli frutti e ha l’obiettivo di fornire a decisori politici, distributori e autorità di regolamentazione dati concreti sul contributo del comparto al sistema economico del Regno Unito.
Con una partecipazione del 50% delle aziende del settore, lo studio include dati dettagliati provenienti da diverse realtà produttive di berries, alcune delle quali hanno anche partecipato a interviste approfondite con gli stakeholder per discutere sfide e opportunità.
Incertezza finanziaria
Parlando alla presentazione del report nella sede della House of Lords, il presidente di BBG Nick Marston ha sottolineato come politica, economia, tecnologia, pianificazione, domanda dei consumatori e sostenibilità stiano influenzando i produttori e mettendo a rischio l’intero comparto.
Rivolgendosi a un pubblico composto da parlamentari, ministri, retailer e produttori, Marston ha evidenziato il ruolo cruciale dell’industria dei piccoli frutti nella sicurezza alimentare nazionale, lamentando tuttavia una fiducia troppo bassa da parte dei produttori per giustificare nuovi investimenti o ampliamenti.
Berries: quota di mercato della GDO britannica
Il report mostra che nel 2023 l’EBITDA medio del settore è stato solo del 4,3%. Un livello così esiguo di ritorno sugli investimenti non consente una crescita sostenibile, ha commentato Marston.
I dati del sondaggio rivelano che:
il 48% dei produttori ha aspettative negative per il futuro;
oltre un terzo ha registrato aumenti dei costi compresi tra il 21% e il 40%;
il 43% ha ridotto o mantenuto invariati gli investimenti in capitale dal 2020;
la maggioranza non usufruisce di strumenti di supporto come i crediti d’imposta per R&S.
“Abbiamo bisogno che governo e retailer ci aiutino ad aiutare il Regno Unito. I retailer devono riconoscere l’impatto dell’inflazione sui costi di produzione e compensare adeguatamente i produttori. Il governo deve invece migliorare i sistemi di visto per i lavoratori stagionali, sviluppare un quadro nazionale di pianificazione più chiaro e sbloccare fondi per aumentare produttività e innovazione.”
Con questo supporto, secondo Marston, l’industria britannica dei piccoli frutti potrà crescere sia sul mercato interno che come settore export.
Il report EY evidenzia anche il contributo economico del comparto:
oltre 16.000 posti di lavoro a tempo pieno;
624 milioni di sterline di valore aggiunto lordo annuo;
oltre 130 milioni di sterline versati ogni anno in tasse;
impatto positivo sull’economia rurale e sui servizi locali.
Prezzi al dettaglio (£/ton)
Principali sfide
Lo studio individua sei sfide principali per i produttori:
Lavoratori stagionali: il programma è essenziale ma presenta criticità. Occorre estendere i visti oltre i sei mesi per coprire la stagione prolungata, risolvere i problemi legati al principio “Employer Pays” e affrontare le preoccupazioni etiche.
Costi di produzione: sono aumentati drasticamente. Il National Living Wage è cresciuto del 59% dal 2016 al 2024, spesso con scarso preavviso. Anche altri costi come l’energia sono in forte aumento.
Squilibrio con i retailer: contratti a prezzo e volume fissi firmati con largo anticipo non tengono conto delle variazioni climatiche o produttive. Le pressioni sui prezzi da parte della GDO costringono i produttori ad assorbire gli aumenti di costo.
Tecnologia: i progressi non sostituiranno la manodopera nel breve-medio termine. I robot non possono ancora competere con i raccoglitori esperti. Le tecnologie sono più diffuse nella diagnostica delle rese e nel monitoraggio in tempo reale delle colture.
Normative poco trasparenti: i requisiti urbanistici e le autorizzazioni variano molto da un’area all’altra, scoraggiando gli investimenti. I costi per la costruzione di serre, i ritardi autorizzativi e l’aumento degli audit creano ulteriori oneri economici e burocratici.
Carenza d’acqua: in alcune aree, come il Sud-Est, la scarsità d’acqua rappresenta un rischio crescente, anche per la competizione con le nuove urbanizzazioni. Tuttavia, i produttori sono attivi nella tutela ambientale e nel promuovere la biodiversità.
Sostenibilità: un punto di forza
Dr. Louise Sutherland, responsabile R&S di BBG, ha sottolineato che le tematiche ambientali sono vitali per il futuro del settore. Su questo fronte, il report EY mostra segnali incoraggianti:
Oltre il 96% dei membri BBG pianta fasce di fiori selvatici;
Quasi tutti usano tecniche di difesa integrata (IPM);
Il 100% ha piani per l’efficienza idrica e monitora la qualità dell’acqua;
Il 96% acquista o produce energia rinnovabile;
Il 57% sta aggiornando i propri impianti frigoriferi;
Il 43% sta testando trasporti più efficienti (es. carrelli elevatori elettrici).
“Il settore sta lavorando duramente sulla sostenibilità e sta ottenendo risultati più rapidi rispetto a molte altre aree dell’economia”, ha dichiarato Sutherland. “Se il settore dovesse fallire, non sarà per negligenza ambientale.”
L’opportunità della salute
Il report evidenzia anche l’importanza di rendere i piccoli frutti più centrali nella dieta dei consumatori sempre più attenti alla salute.
La nutrizionista registrata e divulgatrice Rhiannon Lambert ha parlato alla House of Lords dei numerosi benefici dei berries, grazie al loro contenuto elevato di fibre, vitamine e antiossidanti.
“In un mondo dove il rumore attorno agli alimenti ultraprocessati e HFSS (n.d.r. High Fat, Sugar and Salt, cioè ad elevato contenuto di grassi, zuccheri e sale) è assordante, è importante ricordare quanto sia semplice e salutare consumare piccoli frutti”, ha dichiarato.
Lambert ha sottolineato l’attenzione crescente verso l’alimentazione infantile, evidenziando che la colazione è un momento chiave, dove i genitori hanno maggiore controllo.
“Già oggi centinaia di migliaia di persone aggiungono berries a cereali, porridge, yogurt e frullati. Se riuscissimo a convincere queste persone a farlo 2 o 3 volte a settimana, e a portare altri a provarli almeno 1 o 2 volte, l’impatto sarebbe enorme.”
E ha concluso:
“Gli alimenti HFSS hanno budget milionari per sedurre i consumatori. I produttori di piccoli frutti britannici no. Se governo e GDO vogliono davvero occuparsi di salute pubblica, devono aiutarci a rendere i prodotti freschi altrettanto desiderabili.”
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Fonte: Fruitnet