Con la Blueberry School si è aperto oggi ad Ancona il programma di International Blueberry Days. L’Univeristà Politecnica delle Marche ha ospitato una giornata tecnica riservata a ricercatori, agronomi e studiosi, con un focus sui principali avanzamenti tecnico-scientifici sui vari aspetti della filiera del mirtillo.
Dopo il saluto di Davide Neri, Direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, i lavori sono stati aperti da Bruno Mezzetti, che ha introdotto un denso programma di relatori internazionali destinata a una platea altrettanto globale.
La prima relazione è stata presentata da Susan McCallum del James Hutton Institute, che ha esposto le principali sfide che il mirtillo sta affrontando ruotano attorno ai cambiamenti climatici, la maggiore incidenza di prodotto di importazione, la mancanza di manodopera, le finestre di commercializzazione che si stanno ridisegnando e in alcuni casi restringendo. È stato inoltre presentato uno studio condotto nei principali supermercati europei che ha dimostrato che l’indice di soddisfazione del consumatore è estremamente variabile al variare dei punti vendita (anche per la stessa varietà e nello stesso periodo) e in generale basso, con solo il 44% dei consumatori che hanno espresso una valutazione positiva.
Maurizio Rocchetti di Costa Group ha presentato i risultati di uno studio approfondito per l’ottimizzazione dell’impollinazione del mirtillo nelle produzioni australiane del gruppo.
Ebru Kafkas ha presentato il forte trend di sviluppo che ha visto la coltura del mirtillo in Turchia negli ultimi anni, diffusa ormai sia in suolo (la zona di Bursa ha terreni con acidità di 4.55.5) che fuori suolo (nelle provicne di Antalya e Rize). La distribuzione geografica della produzione del mirtillo cambia ogni anno, con nuove zone in espansione che prendono il posto di altre zone nella classifica. Complessivamente sono circa 4000 gli ettari in produzione nelle diverse regioni della Turchia.
Pedro Bras de Oliveira ha descritto la produzione di mirtillo in Portogallo ed alcuni studi riguardanti l’estensione della stagione di produzione. Sono stati presentati i risultati di diverse tipologie di copertura (polietilene, rete bianca, rete argentata) e della frigoconservazione delle piante sulla lunghezza della stagione. Tutti questi metodi devono bilanciare i guadagni in termini di allungamento della stagione con le perdite nella produttività. Ogni metodo deve essere testato singolarmente per ogni varietà, siccome i risultati possono variare grandemente per le diverse cultivar.
Stefano Predieri (CNR – IBE) ha approfondito il tema delle proprietà sensoriali ed edoniche del mirtillo e delle metodologie per analizzarle e descriverle. La soddisfazione edonica viene studiata dalla scienza del consumatore e si occupa di accettabilità per il consumatore e di aspetti qualitativi descritti con il gradimento più o meno positivo. I panel invece si occupano delle proprietà sensoriali tramite esperti, descrizioni dettagliate, profili sensoriali e la descrizione degli attributi chiave. Infine le proprietà intrinseche vengono analizzate tramite analisi di laboratorio tramite diversi strumenti che misurano diversi parametri (colore, brix, acidità). Un tema complesso che mira a determinare in modo analitico la percezione del prodotto in modo da dare all’intera filiera le informazioni necessarie per venire incontro alle esigenze del consumatore.
Questa ricerca è indispensabile anche per identificare i diversi target di consumatore: ad esempio sono più sensibili ai temi salutistici le donne in generale e alcuni segmenti di uomini di mezza età che vogliono migliorare il loro stato di salute grazie all’attività fisica e ad un’alimentazione più sana.
Cheng Liu (Liaoning Istitute of Pomology) ha presentato un quadro ampio e approfondito della coltura del mirtillo in Cina, che conta oltre 60.000 ettari. Grazie anche alla produzione in serra, la stagione di produzione cinese si estende per 12 mesi in attualmente 28 province su 34 totali, cioè quasi su tutto il territorio nazionale. Citando dati di IBO, Liu ha mostrato l’andamento della produzione, arrivata a 69000 ettari e 477.000 tonnellate. La superficie in serra è pari a 2010 ettari con una produzione di 15185 tonnellate (2021). La produzione in tunnel alto si estende su 705 ettari, per un totale di 7510 tonnellate.
Dal 2018 si stanno introducendo anche varietà Southern Highbush, per la produzione in serra, mentre prima la produzione era concentrata sulle varietà Northern Highbush. Queste nuove tipologie stanno permettendo risultati migliori per i produttori che, con prodotto più precoce, riescono ad accedere a periodi di mercato più remunerativi.
Liu ha mostrato poi i diversi modelli di serre utilizzati in Cina, con cavi, a copertura ovale, a U, con muri di mattone, di terra, di tessuto, di pietra. È stata presentata anche una tipologia di serra molto moderna di grandi dimensioni (150m x 5m di altezza 6m).
Le varietà dieci anni erano principalmente della tipologia Northern Highbush (Bluebrop, Duke, Berkeley) mentre adesso si sta piantando principalmente Misty, O’Neal, Jewle, Emerald, Legacy, cioè varietà della tipologia Northern Highbush.
Il team di ricerca guidato da Cheng Liu comprende quindici persone ed è specializzato nella produzione di mirtillo in serra: tra i risultati un programma di ricerca riguardante i mirtilli SHB in serra, lo sviluppo di serre nelle zone settentrionali del paese, un nuovo metodo di potatura a fine raccolta per la tipologia SHB sia in serra che in campo aperto.
L’agronomo e consulente portoghese Jorge Duarte ha approfondito il tema della potatura in funzione di aumentare la produttività e adattarsi alle cultivar di nuova generazione. La potatura ha diversi scopi: controllare la vigoria delle piante, ottimizzare la produttività tramite il controllo del legno più vecchio dove cala la resa, migliorare l’efficienza delle operazioni di raccolta, gestire al meglio il rischio di patologie e danni da insetto. Duarte ha spiegato in dettaglio cosa deve essere rimosso durante la potatura e come si presentano le piante prima e dopo la potatura. Sono stati fatti anche esempi di diverse tecniche di potatura, adattate anche alle diverse varietà che hanno diverse strutture ed esigenze. È stato anche affrontato il tema della sanificazione delle piante, un aspetto molto importante per ridurre i rischi di contaminazione durante la potatura.
Dopo Jim Olmstead, global breeding director blueberry di Driscoll’s è stato il turno di Lara Giongo. La ricercatrice di Fondazione E. Mach ha concentrato il suo intervento su texture e post-raccolta. Il programma di breeding di mirtillo di FEM si base su una collezione di germoplasmi, diversi siti di produzione, laboratori di propagazione, analisi pomologiche, texture e conservazione, una piattaforma di profilazione di composti volatili e una di sequenziamento e genotipizzazione.
Il programma di breeding considera 20000 diversi semenzali l’anno sui quali si attiva un lungo iter di selezione. I tratti vengono analizzati secondo la qualità misurabile dai cinque sensi: vista, tatto, udito, odorato. La qualità viene analizzata tramite l’analisi del fenotipo e del genotipo. FEM fa parte di VacCAP, una rete internazionale di collaborazione nella ricerca applicata.
Come misurare la qualità in modo oggettivo e strumentale? Nel 2022 FEM ha pubblicato uno studio per l’analisi della texture tramite diversi tecniche: una sonda piatta, una a punta e un’ultima a doppia compressione. FEM ha individuato 34 parametri per la profilazione della texture.
FEM negli ultimi anni ha lavorato anche sul “suono” prodotto dai mirtilli, misurandone l’intensità in una scala sui quali normalmente sono valutati altri cibi croccanti. Ogni varietà ha sviluppato un profilo acustico diverso per profilo e per intensità.
Un terzo componente della qualità è rappresentato dai composti aromatici. Anche qui ogni cultivar ha le sue specifiche e il suo comportamento nelle varie fasi di maturazione e in post-raccolta. La produzione di etilene è risultata essere molto dipendente dal singolo genotipo e presente solo in alcuni genotipi.