Il settore della coltivazione dei piccoli frutti in Italia sta vivendo una fase di significativo consolidamento dopo almeno un decennio di crescita costante. Le superfici coltivate, pur segnando un lieve calo dell'1% nel 2024 rispetto al 2023, mostrano una crescita notevole del 20% se confrontate con il 2019, raggiungendo poco più di 2.500 ettari complessivi.
Panorama generale e distribuzione regionale
L'Italia ha esteso le proprie raccolte grazie all'ampliamento in nuovi areali e all'applicazione di tecniche colturali adeguate. Attualmente, l'offerta di prodotto italiano è disponibile per quasi tutto l'anno.
La distribuzione delle superfici vede un chiaro dominio delle regioni settentrionali, che detengono circa l'85% della superficie nazionale. Tra queste, il Piemonte spicca con quasi 780 ettari, seguito da Lombardia (circa 400 ha), Trentino Alto Adige (circa 350 ha) e Veneto (circa 330 ha). Anche l'Emilia-Romagna contribuisce con circa 140 ettari. Al Centro, le superfici superano i 170 ettari, mentre al Sud si contano oltre 250 ettari. Sebbene le superfici sembrino crescere ovunque, negli ultimi anni si sta assistendo a programmi attivi di ampliamento dal Nord al Sud.
Andamento delle singole specie
Il settore dei piccoli frutti in Italia è dinamico, ma con andamenti diversi per ciascuna specie:
- Mirtillo: È la specie più diffusamente coltivata in Italia e ha mostrato una crescita significativa. Nel 2024, le superfici sono aumentate dell'1% rispetto al 2023 e ben del 32% rispetto al 2019. Sebbene le superfici maggiori si trovino attualmente in Trentino, Veneto, Lombardia e Piemonte, in queste regioni sembrano in calo o costanti. Al Sud, gli investimenti erano in salita fino a qualche anno fa, raggiungendo circa 100 ettari, ma il trend è recentemente diventato negativo.
- Lampone: Dopo una fase di ascesa negli anni precedenti, il lampone sembra stabilizzarsi, soprattutto al Nord. Le superfici nel 2024 hanno registrato un calo dell'8% rispetto al 2023 e del 7% rispetto al 2019. L'andamento tra le diverse regioni è contrastato: Lombardia e Veneto si contendono il primato in termini di ampiezza, mentre si osserva un lieve calo in Piemonte e Lombardia, stabilità in Trentino Alto Adige e un lieve aumento in Veneto ed Emilia-Romagna. Al Sud, le superfici sono pressoché costanti.
- Mora: Le superfici dedicate alle more tendono ad aumentare, con un incremento del 3% nel 2024 rispetto al 2023 e del 26% rispetto al 2019. Tuttavia, le superfici complessive sono inferiori rispetto alle specie più coltivate. In questo caso, il Trentino domina sulle altre regioni del Nord, e la coltivazione è presente nel Centro Italia, mentre non si rileva sviluppo nel Sud. Negli ultimi anni si è rilevata una stabilità complessiva.
- Ribes: Le superfici del ribes sono stabili, con un calo dell'1% nel 2024 rispetto al 2023 ma un aumento del 3% rispetto al 2019.
- Uva Spina: La coltivazione dell'uva spina è marginale e non ha mostrato aumenti.
Il comparto biologico
Il settore dei piccoli frutti biologici in Italia, basato sui dati Sinab, ha mostrato una crescita fino al 2022, con le superfici che sfioravano i 600 ettari nel 2019 e hanno raggiunto un picco di circa 720 ettari nel 2022. Tuttavia, nel 2023 si è registrata una flessione a 630 ettari, indicando un cambiamento di tendenza. Attualmente, circa il 25% delle superfici coltivate in Italia sono biologiche. Le regioni predominanti per l'areale coltivato a biologico sono il Piemonte, seguito da Lombardia ed Emilia-Romagna. Tra i prodotti biologici, i mirtilli e i lamponi sono i più rappresentativi.
Il contesto europeo
A livello europeo (UE27), le superfici dedicate ai piccoli frutti ammontano a oltre 163.000 ettari, in aumento rispetto ai circa 154.000 ettari di pochi anni fa, con una tendenza generale alla crescita in molti Paesi. La Polonia è storicamente il primo Paese produttore, con oltre il 50% del totale delle superfici europee, coltivando prevalentemente ribes, lamponi e mirtilli. Seguono a distanza la Spagna, specializzata in mirtilli e lamponi, e la Germania, in particolare per i mirtilli. La coltivazione è diffusa anche in altri Paesi dell'Est Europa e balcanici, come la Serbia. In questo scenario, l'Italia rappresenta una quota molto contenuta, pari a circa il 2-3% del totale delle superfici europee.
Dopo una fase di espansione durata almeno 10 anni, le superfici di piccoli frutti in Italia sembrano stabilizzarsi. Il comparto, pur rimanendo dinamico, sta entrando in una fase di consolidamento. L'ampliamento delle superfici è attualmente frenato da diversi fattori, tra cui gli alti costi d'impianto (investimento iniziale, materie prime) e le difficoltà legate alla gestione e al fabbisogno di manodopera, in particolare nella fase di raccolta, che è difficilmente meccanizzabile. Nonostante queste sfide, il settore continua a evolversi, con l'offerta di prodotto italiano disponibile per gran parte dell'anno.